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Torna indietro    da "EPAS NOTIZIE" del 13/12/2012

TAGLI, IL WELFARE ITALIANO SEMPRE PIÙ IN APNEA
“Spending review vs welfare”: potrebbe essere questo il titolo della relazione annuale del Cnel (Consiglio Nazionale dell’Economia e del lavoro) al Parlamento e al Governo, sintesi dura ma abbastanza efficace delle conseguenze che i tagli hanno avuto sul concetto di “Stato sociale”. L’allarme lanciato dal Consiglio è serio e poggia su dati concreti che, inevitabilmente, si riflettono sulla qualità dei servizi di prima necessità che vengono poi erogati ai cittadini. 

 
Il quadro globale che emerge dall’analisi contenuta nella sopra citata Relazione annuale non è di certo lusinghiero: viene infatti detto che il grado di tutela dei diritti sociali è seriamente limitato, e che attraverso questo provvedimento l’Italia è sempre più lontana da modelli di equilibrio solidale e sostenibile. Inoltre, il divario tra il Meridione italiano e il resto del Paese continua ad aggravarsi in maniera sempre più preoccupante, trasformandosi in autentica emergenza.
 
Trascurare o sottovalutare le segnalazioni che arrivano dagli addetti ai lavori sarebbe deleterio –è il commento di Denis Nesci, Presidente Nazionale del Patronato Epas- per cui crediamo sia un atto di responsabilità da parte delle Istituzioni valutare le problematiche emerse da studi approfonditi e condotti con grande professionalità dagli esperti. Nel momento in cui si verificano conseguenze negative di una certa rilevanza, è bene intervenire per aggiustare il tiro –dice Nesci- e far sì che determinate difficoltà non sfocino in veri e propri drammi sociali”.
 
Le note dolenti riguardano, in particolare, i servizi alle persone, la sanità, l’ambiente e la scuola, voci fondamentali per il welfare di uno Stato. In tal senso, siamo al cospetto di una vera e propria emergenza, considerando che, ad esempio, la sanità deve rinunciare a qualcosa come 34 miliardi tra 2010 e 2015, per via dei tagli operati tra Spending review e Legge di Stabilità: una delle conseguenze è la crescita dell’offerta sanitaria low cost e il fatto che più di 9 milioni di persone hanno dovuto rinunciare a prestazioni sanitarie per motivi di ordine economico e organizzativo. Un altro dato interessante riguarda il peso della spesa pubblica, che supera di poco il 50% del PIL: si tratta di una percentuale perfettamente in linea con quella dei Paesi europei e dell’Eurozona, per cui viene evidenziato il fatto che essa non è eccessiva, ma è semplicemente utilizzata e controllata in maniera pessima. 
 
“Ancora una volta la piaga degli sprechi e dell’incapacità, per non dire della scarsa volontà, di utilizzare al meglio il denaro pubblico, si ripresenta puntuale –dice ancora il Presidente Epas Nesci- penalizzando in maniera pesante i cittadini, alle prese con servizi sempre meno all’altezza di un Paese come il nostro. Speriamo che presto vengano prese le giuste contromisure per eliminare il verificarsi di situazioni oggettivamente non più sostenibili, le cui conseguenze si riversano sempre su famiglie e lavoratori”.
 
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