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Torna indietro    da "EPAS NOTIZIE" del 19/12/2012

CRISI E LAVORO, CONTINUA LA FUGA DEI GIOVANI CERVELLI
Crisi e povertà, un binomio che continua a preoccupare gli italiani, costretti a tirare la cinghia fino alla fine di questo travagliato 2012; la speranza è che alcune autorevoli previsioni, indicanti nella seconda metà del 2013 l’inizio di una lenta ripresa, possano trovare riscontro nella realtà. Al momento però, tocca ancora fare i conti con i gravi problemi che riguardano un numero sempre più consistente di cittadini e che, puntualmente, emergono nei sondaggi e nelle ricerche condotte dagli addetti ai lavori.

Il 2012, che si avvia alla conclusione, è stato un anno particolarmente complicato –dice Denis Nesci, Presidente Nazionale del Patronato Epas- e ha lasciato segni profondi sulla popolazione italiana, duramente provata da crisi, disoccupazione e provvedimenti normativi spesso penalizzanti per lavoratori e pensionati. Diverse indicazioni però fanno pensare che il 2013 possa davvero essere l’anno della svolta -continua Nesci- e che nuove prospettive possano finalmente concretizzarsi per ridare fiducia agli italiani”.

Il rapporto sulla coesione sociale di Istat, Inps e Ministero del Lavoro parla di un Paese sempre più povero, con una situazione grave in generale che diventa drammatica se riferita in particolare al Sud. Tra i vari dati emersi colpiscono sicuramente quelli relativi alla questione lavoro, autentica emergenza sociale che travolge soprattutto un esercito di giovani: secondo i dati Istat il numero di under 35 senza lavoro ha raggiunto la quota shock di un milione di unità. Come se non bastasse, il lavoro è difficile da trovare ma è anche retribuito male, considerando che gli stipendi medi sono pari a 1.300 euro netti al mese: ciò significa che moltissimi giovani lavoratori si ritrovano con un netto in busta paga anche inferiore alla somma sopra indicata. Inoltre, solo un contratto su cinque di quelli attivati nei primi sei mesi del 2012 è a tempo indeterminato.
 
Davanti a cifre che disegnano un quadro sociale molto delicato, le nuove generazioni sono sempre più spinte ad abbandonare l’Italia per cercare altrove quelle opportunità loro precluse in patria, così accade sempre più spesso che la tristemente nota “fuga di cervelli” continui ad alimentare le proprie fila, inglobando giovani in cerca di realizzazioni professionali, personali ed economiche sempre meno accessibili in Italia.
 
“A fronte di tanti giovani che scelgono volontariamente di vivere un’esperienza più o meno lunga all’Estero –aggiunge Denis Nesci- ce ne sono tanti altri che si vedono costretti a partire e tanti altri che avrebbero voglia di costruirsi un futuro lavorativo in Italia. Sono dell’idea che non si possano ignorare queste volontà, soprattutto perché creando le situazioni adatte affinché ogni giovane possa trovare nel suo Paese di origine la propria realizzazione personale e professionale –prosegue il Presidente Nazional Epas- si metterebbe a disposizione del sistema economico e occupazionale italiano un insieme enorme di competenze e di conoscenze di qualità elevata, con grandissimo beneficio per l’intera collettività”.
 
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