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Torna indietro    da "EPAS NOTIZIE" del 15/01/2013

DONNE E LAVORO, RIMANE ANCORA TANTO DA FARE
Si dice spesso che per venir fuori dalla crisi economica in atto e per far ripartire la crescita sia indispensabile poter contare su tutte le risorse a disposizione, sia in termini di tecnologia che, soprattutto, di capitale umano. Tuttavia, tale innegabile verità non sempre trova concreta applicazione, almeno per quel che riguarda il nostro Paese: tra tutte le difficoltà relative alla valorizzazione delle risorse a disposizione, emerge ancora quella relativa al rapporto fra donne e occupazione.

 
La mancata valorizzazione di una parte così importante del nostro potenziale si ripercuote in maniera molto pesante sull’intero sistema economico, e l’esistenza del problema emerge anche dall’indagine promossa dall’Ocse per misurare le competenze degli studenti in matematica, scienze, lettura e abilità nel risolvere problemi. I dati trasmessi dall’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo mostrano, infatti, come spesso i risultati ottenuti dalle donne siano più brillanti di quelli dei maschi in diverse categorie, compresa l’abilità scientifica: il trend nel nostro Paese sembra però non tener conto di questi risultati, affidandosi invece a convinzioni spesso frutto di stereotipi. Ad esempio, la percentuale di matricole donne nelle facoltà scientifiche è del 37%, salendo invece fino al 74% nelle facoltà umanistiche. A preoccupare maggiormente, però, è la partecipazione delle donne alla forza lavoro in Italia, la più bassa in Europa e superiore solo a quella di Messico e Turchia tra i Paesi Ocse.
 
“Credo che sia ormai superfluo evidenziare come l’apporto delle donne al mondo del lavoro è da anni irrinunciabile –afferma il Presidente Nazionale Epas, Denis Nesci- e che non potrà esserci nessuna ripresa economica se il sistema italiano non saprà valorizzare al meglio questo straordinario potenziale. Speriamo che si provveda al più presto a mettere tutte le donne in condizione di poter fornire il proprio fondamentale contributo per sconfiggere la crisi –aggiunge il Presidente del Patronato Epas- attraverso misure in grado di andare incontro alle esigenze di tutte le lavoratrici”.
 
Un particolare aspetto che cattura subito l’attenzione riguarda la sproporzione, ancora troppo netta, relativa al peso del carico familiare: esso continua ad essere esageratamente sbilanciato sulla donna, riflettendosi sia sulle ore dedicate al lavoro casalingo che sulla convinzione che spetti alla donna l’onere di prendersi cura dei figli. Questi retaggi culturali incidono in maniera decisiva sulla situazione globale, in cui hanno un peso importante anche questioni sociali e normative, come ad esempio un utilizzo del part-time ancora insufficiente e la carenza di strutture come asili nido gratuiti o sussidiati. 
 
Alla luce di queste considerazioni, emerge con ancora maggiore chiarezza la necessità di un cambiamento profondo, non solo in termini di iniziative e provvedimenti concreti volti ad aiutare tante lavoratrici, ma anche nel senso di una mentalità diversa che abbia il coraggio di abbandonare stereotipi e convinzioni poco adatte alla realtà sociale odierna, sia dal punto di vista lavorativo che da quello culturale.
 
“La speranza –aggiunge Denis Nesci- è che il prossimo Governo sappia farsi carico di queste esigenze e operi affinché tutto il potenziale umano a disposizione possa esser valorizzato nel migliore dei modi, per il bene comune”.
 
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