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Torna indietro    da "EPAS NOTIZIE" del 25/01/2013

CRESCITA POSSIBILE CON RIFORME FISCALI E DEL LAVORO
Il tormentone della possibile crescita economica, tanto in Italia quanto nel resto d’Europa (e del mondo), continua ad imperversare sui media e nei dibattiti politico-economici, catalizzando l’attenzione di milioni di persone. In mezzo a tante preoccupazioni e a dati negativi, con la disoccupazione che “resiste” su livelli altissimi e migliaia di aziende costrette ad alzare bandiera bianca, però, arrivano anche notizie incoraggianti, capaci quanto meno di tenere viva la speranza che razionalmente la crescita sia possibile, e anche in tempi relativamente brevi.

 
“Sapere che le prospettive economiche e occupazionali dell’Italia non sono sempre buie –dice il Presidente Nazionale del Patronato Epas, Denis Nesci- è sicuramente un fatto molto positivo che restituisce un po’ di speranze agli italiani. Le indicazioni fornite da studi condotti con professionalità e competenza devono sicuramente essere valutati al meglio –continua il Presidente Epas- per far sì che le previsioni improntate all’ottimismo possano trovare applicazione concreta”.
 
Una notizia positiva, almeno in prospettiva, arriva dallo studio condotto dal Fondo Monetario Internazionale, secondo cui l’Italia avrebbe ottime possibilità di crescita se operasse attraverso l’introduzione di riforme strutturali e nuove misure fiscali. In particolare, il Fondo sostiene che sia auspicabile per il nostro Paese realizzare interventi capaci di incidere in maniera permanente sul rapporto entrate/spese, come ad esempio le liberalizzazioni; fondamentale poi adottare nuove regole sul lavoro, capaci di valorizzare e rendere più accessibili universi quali l’energia e le professioni, adoperandosi per eliminare il gap fra lavoratori a tempo indeterminato e lavoratori a tempo, puntando all’aumento della partecipazione alla forza lavoro con particolare riferimento a giovani e donne, e legando in maniera più stretta i salari alla produttività.
 
Come accennato prima, però, l’impatto sull’economia di misure figlie di riforme strutturali sarebbe sensibilmente rafforzato se accompagnato da politiche fiscali importanti: interventi come la riduzione delle tasse sul lavoro e le imprese attraverso il taglio del cuneo fiscale e lo spostamento della spesa pubblica su investimenti pubblici mirati, secondo lo studio, potrebbe spingere il livello della crescita addirittura fino all’8,6% dopo 5 anni e al 21,9% nel lungo periodo. Secondo il Fondo, gli interventi strutturali nel mondo del lavoro, congiuntamente alle riforme fiscali, consentirebbero al Paese di combattere in maniera efficace i principali punti di debolezza della nostra economia, vale a dire la concorrenza limitata, la rigidità del mercato del lavoro e l’inefficienza dei servizi pubblici.
 
“Combattere le inefficienze e i limiti ormai noti della nostra economia –aggiunge Nesci- è indubbiamente il primo passo da compiere: in questo modo sarà poi possibile concentrarsi su nuove soluzioni e valorizzare al meglio le nostre eccellenze”.
 
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