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Torna indietro    da "EPAS NOTIZIE" del 29/01/2013

INIZIATIVE UE CONTRO LA DISOCCUPAZIONE GIOVANILE
Sono un vero e proprio esercito, le cui dimensioni continuano tristemente ad aumentare, giorno dopo giorno. Si tratta dei giovani disoccupati italiani, diventati ormai il 37% del totale: 600mila ragazzi e ragazze sotto i 25 anni, a cui aggiungere circa 2 milioni e mezzo di giovani che non proseguono negli studi né cercano un lavoro, ribattezzati Neet. 

 
“I dati sulla disoccupazione giovanile restano allarmanti –dice il Presidente Nazionale del Patronato Epas, Denis Nesci- e le conseguenze di questa drammatica realtà si riflettono in maniera impressionante sull’intero sistema economico nazionale. Speriamo che al più presto si consenta a questa straordinaria forza lavoro di trovare una propria collocazione nel mercato occupazionale –aggiunge Nesci- in modo tale da fornire un impulso sicuramente decisivo alla ripresa economica”.
 
Molto spesso negli ultimi tempi la categoria dei giovani è stata spesso additata come co-responsabile del fenomeno della disoccupazione giovanile: i ragazzi italiani sono stati etichettati come “bamboccioni”, “viziati” o accusati di essere “choosy”, schizzinosi o eccessivamente esigenti nel cercare o accettare un impiego. In realtà però, la scelta di accontentarsi del primo lavoro che capita a tiro senza badare troppo alle mansioni e alle condizioni contrattuali proposte non significa necessariamente compiere una scelta assennata, poiché spesso questo atteggiamento implica l’ingresso in un meccanismo di precarietà e discontinuità lavorativa dal quale non è facile emanciparsi. È necessario che tale decisione venga accompagnata da riflessioni accurate, ma soprattutto che un impulso al cambiamento arrivi da provvedimenti mirati per creare nuova occupazione, da politiche attive per il lavoro realmente incisive, da investimenti coraggiosi in ambito educativo e formativo, e da un attenuarsi della pressione fiscale che molto spesso stritola le imprese. 
 
Qualcosa però sembra si stia realmente muovendo, soprattutto a livello europeo. La Commissione europea, infatti, si è rivolta ai 27 Stati Membri della UE chiedendo l’attuazione di una proposta di garanzia finalizzata ad assicurare un’esperienza lavorativa a tutti i giovani che hanno concluso il proprio percorso di studi o che non hanno più un lavoro. In particolare, gli Stati Membri hanno il compito di assicurare un’opportunità di lavoro, di tirocinio altamente formalizzante, di studio o di apprendistato ai giovani la cui età sia compresa fra i 14 e i 25 anni, indicando anche un tempo massimo, ossia 4 mesi dal termine del percorso di studi o dalla perdita dell’occupazione precedente. Relativamente alla spinosa questione del finanziamento dei progetti, l’onere spetterà all’Unione Europea e beneficerà della promozione di buone pratiche tra gli Stati UE, realizzando le garanzie per l’occupazione giovanile nel corso del semestre europeo attraverso un’attività di sensibilizzazione adeguata all’importanza del progetto in questione.
 
“L’attività congiunta degli Stati appartenenti all’Unione Europea può sicuramente rappresentare una svolta decisiva nell’attuazione di progetti concreti a favore dei giovani –sostiene il Presidente Epas- ora però spetta ad ogni singolo Governo cogliere l’invito europeo e organizzarsi al meglio affinché queste interessanti iniziative non restino lettera morta –conclude Nesci- ma trovino applicazione concreta in misure e provvedimenti a favore dei giovani”.
 
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