“Ancora una volta ci ritroviamo a commentare dati allarmanti sulla situazione occupazionale del nostro Paese –dice Denis Nesci, Presidente Nazionale del Patronato Epas- con cifre e percentuali che raccontano di un autentico dramma sociale da cui è difficile tirarsi fuori, un dramma che riguarda migliaia e migliaia di famiglie da Nord a Sud. Urge trovare al più presto –continua il Presidente Epas- soluzioni realmente efficaci per cambiare marcia al mercato del lavoro in Italia, perché la gravità del momento attuale ha toccato livelli insostenibili”.
I discorsi interminabili sulla crisi e sulle possibilità di ripresa, che continuano ad intensificarsi in queste ultime, frenetiche settimane di campagna elettorale, sembrano quasi impallidire al cospetto dei numeri, crudi e brutali, comunicati dall’Inps: la Cassa Integrazione ha fatto registrare livelli record, evidenziando la paralisi dell’universo occupazionale nostrano. Prendendo come riferimento gennaio 2012 (quindi non esattamente un periodo particolarmente florido per il mercato del lavoro in Italia), ad un anno di distanza la Cig è cresciuta del 61,6%: a gennaio 2013, infatti, le ore autorizzate sono state ben 88,9 milioni, di cui 67,3 milioni solo nel settore industriale.
Se è possibile, però, è ancora più preoccupante il dato relativo alla Cassa integrazione straordinaria, quella cioè legata maggiormente a crisi strutturali: in un anno tale dato è aumentato del 97%, passando da 21,4 milioni di ore a 42,2 milioni di ore. Aumenta, seppur in maniera meno vistosa, anche la Cassa integrazione guadagni in deroga: nel gennaio 2012 le ore richieste erano state 13,3 milioni, mentre a gennaio 2013 sono state 15,8 milioni.
Un altro dato in crescita è quello che riguarda le domande di disoccupazione e mobilità presentate nel 2012, con un incremento pari al 14,26% rispetto a quelle del 2011: si tratta di un dato che certifica, se ce ne fosse ancora bisogno, l’enorme difficoltà nel trovare un lavoro per tutte le categorie, in particolare per giovani (il cui ingresso in azienda è bloccato anche a causa della riforma delle pensioni, che di fatto ha allungato l’età pensionabile), donne e soggetti che hanno perso il lavoro e fanno fatica a ricollocarsi.
“Siamo convinti del fatto che queste cifre così negative possano e debbano cambiare –sostiene Nesci- e che usciremo da questa pesante crisi economica. Per farlo però –aggiunge il Presidente Nazionale del Patronato Epas- occorrerà valorizzare al meglio le enormi risorse di cui l’Italia dispone, a partire dai giovani che oggi fanno grande fatica a trovare un posto di lavoro, senza tralasciare chi il lavoro l’ha perso ed è adesso alle prese con problemi seri e spese insostenibili. Serve quindi grande senso di responsabilità da parte di chi governa, altrimenti il Paese non riuscirà a ripartire e a garantire ai cittadini il rispetto di diritti fondamentali come, appunto quello di avere un lavoro”.