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Torna indietro    da "EPAS NOTIZIE" del 21/02/2013

IL PESO DELLA BUROCRAZIA
“Le parole crisi e sacrifici sono state le più utilizzate negli ultimi anni –dice il Presidente Nazionale del Patronato Epas, Denis Nesci- e hanno messo a dura prova la quotidianità di tantissime famiglie, costrette a fare i conti con difficoltà economiche molto serie. Adesso, però, crediamo che sia arrivato il momento di cambiare strategia: i conti pubblici sono in via di guarigione, ma per compiere il passo decisivo è essenziale investire sul lavoro e sulla crescita con provvedimenti coraggiosi e incisivi –aggiunge Nesci- restituendo ossigeno alle imprese e speranze ai cittadini”.

 
La possibilità che la ripresa economica diventi una realtà concreta è indubbiamente legata ad un atteggiamento meno difensivo da parte delle istituzioni, chiamate anzi a mettere in atto misure realmente propositive e non più limitate a tagli lineari e ad interventi restrittivi. L’idea che un approccio nuovo, più coraggioso, sia indispensabile, appare con grande evidenza soprattutto quando si pensa a settori quali la ricerca e l’istruzione: è nientedimeno il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, a sottolineare come tale problema sia realmente presente nel nostro Paese. Il Capo dello Stato ha affermato di aver chiesto personalmente nuovi fondi per la ricerca, scontrandosi però con resistenze che, a conti fatti, si sono rivelate insuperabili. 
 
Molto spesso però, a dispetto di quanto si possa pensare, il problema della difficoltà di reperire risorse sufficienti diventa un problema secondario, poiché l’ostacolo su cui si incagliano moltissime iniziative è un altro spauracchio che, in Italia, incute da sempre un certo giustificatissimo timore: la burocrazia. Sì, perché tirando le somme, si scopre che circa l’80% delle opere e delle risorse finisce per arenarsi su vincoli cervellotici, autorizzazioni tardive o inesistenti, procedure complesse, riforme, fondi incerti, competenze poco chiare o rimandi a tempo indefinito. 
 
Prendendo come riferimento le grandi opere, a undici anni dall’approvazione della legge obiettivo le opere completate sono solo il 10%; ma le cose non vanno meglio per le piccole opere, se si pensa che l’Ance (Associazione nazionale costruttori edili) parla di 39 miliardi disponibili e non utilizzati per problemi burocratici di varia natura. Appare evidente come un passo fondamentale per rilanciare l’economia debba essere quello di porre grande attenzione alle dinamiche che dovrebbero consentire di favorire il capitolo “infrastrutture” nel nostro Paese.
 
“Un sistema più agile potrebbe sicuramente essere una novità di grande importanza per il Paese –sostiene il Presidente Epas- perché consentirebbe di impiegare quei fondi che ad oggi risentono della paralisi burocratica di troppi settori. Una attenta regolamentazione e una maggiore celerità nel valutare i diversi progetti darebbero una grande spinta alla nostra economia –continua Nesci- con innegabili vantaggi per tutti”.
 
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