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Torna indietro    da "EPAS NOTIZIE" del 04/03/2013

ITALIA, BUSTE PAGA LEGGERE RISPETTO ALLA MEDIA EURO
La crisi e i consumi interni, di sicuro, non si aiutano a vicenda nel nostro Paese: il potere di acquisto degli italiani (almeno della stragrande maggioranza) continua ad essere sempre più fragile e la ripresa economica continua a restare un’idea difficilmente attuabile con premesse di questo tipo. Il calo del livello dei consumi e il perdurare della recessione italiana rappresentano dunque due facce della stessa medaglia, due conseguenze legate ad una medesima causa: la leggerezza delle buste paga per i lavoratori del Belpaese.

 
“Di fronte a indagini che mettono in evidenza alcuni problemi innegabili che affliggono l’universo lavorativo italiano –è il pensiero di Denis Nesci, Presidente Nazionale del Patronato Epas- è sempre più urgente la necessità di trovare soluzioni valide ed efficaci. Il sistema occupazionale del nostro Paese è in una fase drammatica, visto che i livelli di disoccupazione sono elevatissimi e che chi lavora –prosegue Nesci- percepisce uno stipendio spesso inadeguato per il lavoro svolto e a confronto con  quello dei lavoratori degli altri Paesi Europei”
 
A svelare in maniera inequivocabile il problema delle retribuzioni basse del nostro Paese, rafforzando con la prova dei numeri quanto abbondantemente percepito dalla gente, è l’indagine Istat “Struttura delle retribuzioni”, uno studio che fa il punto della situazione attuale che caratterizza la realtà con cui si trovano a fare i conti i lavoratori. Provando a fare due conti, viene fuori come in Italia la retribuzione sia nettamente inferiore a quella di tanti Paesi europei, dando vita a differenze che, in certi casi, sono davvero imbarazzanti.
 
Per analizzare al meglio la questione, bisogna partire da un dato: in media, gli italiani guadagnano 14,48 euro lordi all’ora. Se si considera l’Europa a 27, siamo di poco sopra la media (pari a 14,04), ma in tale classifica rientrano Paesi con salari bassissimi, come Bulgaria, Romania, Lettonia e Lituania. Focalizzando l’attenzione però sulla media dell’eurozona, scopriamo che le retribuzioni in Italia sono inferiori alla media (14,48 contro 15,22 euro lordi all’ora). I danesi, primi in graduatoria, possono contare su una retribuzione di 27,09 euro lordi, quasi il doppio rispetto alle nostre; molto più in alto di noi anche Irlanda e Lussemburgo, con 22,23 e 21,95, mentre i lavoratori tedeschi, del Regno Unito e francesi guadagnano rispettivamente il 14%, il 13% e l’11% più degli italiani.
 
Concentrandoci sulla realtà nazionale emergono altri dati che dovrebbero invitare a riflessioni serie: oltre la metà degli intervistati considera poco o per niente soddisfacenti le retribuzioni percepite, mentre il 32,3% considera eccessivo il proprio carico di lavoro. Inoltre, persistono sproporzioni francamente inspiegabili relativamente ai salari, visto che i dipendenti più anziani percepiscono una retribuzione annua superiore del 61,4% rispetto ai colleghi più giovani, e che le donne, nonostante un più alto livello di istruzione, continuano a percepire una retribuzione oraria inferiore rispetto a quella dei colleghi uomini. Infine, al Sud e nelle Isole si guadagna meno, mentre è il Nord-Ovest la zona con i salari più alti.
 
“Le disparità esistenti fra l’Italia e gli altri Paesi dell’area Euro –dice ancora Denis Nesci- ma anche fra lavoratori del Nord e del Sud, o fra uomini e donne, devono essere limate al più presto; questo potrebbe essere un primo passo per il raggiungimento degli ideali di equità sociale, condizione secondo noi indispensabile –conclude il Presidente Nazionale Epas- per avviare una nuova fase che, ne siamo certi, fornirebbe un impulso importante alla ripresa economica italiana”.
 
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