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Torna indietro    da "EPAS NOTIZIE" del 13/03/2013

FORMAZIONE E APPRENDIMENTO IN CALO NEL NOSTRO PAESE
“Crescita, sviluppo, ripresa economica, sono tutti concetti di grande importanza che -dice Denis Nesci, Presidente Nazionale del Patronato Epas- si spera possano diventare la realtà concreta che caratterizzerà il nostro Paese da qui a breve. Ma per far sì che tali principi si affermino è necessario che si trovi il modo di puntare senza esitazione sulla formazione ad ogni livello; troppo spesso, infatti, questa parte fondamentale del processo produttivo non viene adeguatamente utilizzata -continua Nesci- con innegabili ripercussioni negative sulla qualità del lavoro e sulla capacita delle aziende di fronteggiare la crisi e raggiungere un elevato livello di competitività”.

 
In Italia, come emerge spesso da statistiche e ricerche di vario genere, la formazione continua ad essere considerata un momento di secondaria importanza nel processo produttivo, con le imprese in molti casi poco inclini a investire tempo, denaro e risorse in una fase di questo tipo. Ma il problema della formazione non è circoscritto solo ai giovani che si affacciano per la prima volta nel mondo del lavoro o che devono essere istruiti sulle conoscenze di base di un particolare ramo produttivo o di un’azienda specifica: spesso infatti accade che le carenze principali riguardino la formazione erogata alla totalità dei lavoratori.
 
Secondo i dati diffusi dall’Isfol (istituto per lo Sviluppo della Formazione professionale dei Lavoratori) in occasione del XIII Rapporto sulla formazione continua 2011-2012, realizzato per conto del Ministero del Lavoro, gli adulti coinvolti in percorsi di apprendimento (istruzione o formazione) sono passati dal 6,2% del 2010 al 5,7% del 2011. Si tratta di numeri negativi, che allontanano ancor di più l’Italia dalla media comunitaria dell’ 8,9% e soprattutto dall’obiettivo europeo, fissato al 12%. La ricerca è stata condotta su una fascia di età molto ampia, ossia gli adulti di età compresa fra i 25 e i 64 anni. 
 
La realtà descritta dai numeri diventa ancora più impietosa se il nostro Paese viene paragonato, da questo punto di vista, alle nazioni del Nord Europa, visto che le percentuali di adulti impegnati in processi di apprendimento sono il 16,7% nei Paesi Bassi, il 25% in Svezia e addirittura il 32,3% in Danimarca. In Italia dunque la situazione è ancora lontana dall’utilizzo ottimale di uno strumento di grande importanza come la formazione, attività che vede una partecipazione femminile più elevata rispetto a quella degli uomini, anche per via del fatto che persistono ancora maggiori difficoltà per le donne di trovare sbocchi occupazionali. Riguardo le tipologie dei corsi di formazione professionali, è interessante notare come gli occupati siano maggiormente coinvolti in attività formative promosse dalle imprese, mentre le persone in cerca di occupazione assumono maggiore rilevanza i corsi finanziati dalle Regioni.
 
“L’attuale situazione lavorativa italiana risulta più che mai ingarbugliata e quindi di difficile lettura -sostiene il Presidente Nazionale Epas- e questo momento di confusione e di difficoltà finisce per riflettersi inevitabilmente anche sulla formazione. Adesso speriamo che una volta superata la fase più acuta della recessione si possa finalmente puntare su temi quali appunto la formazione, ma anche l’istruzione e la ricerca, per fare in modo che le nostre aziende tornino ad un alto livello di competitività sui mercati internazionali -conclude Nesci- trascinando il Paese verso la tanto agognata ripresa”.
 
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