La situazione critica del mercato del lavoro italiano, in questo particolare periodo storico, ha diversi volti. La disoccupazione, infatti, è solo la versione più eclatante e “tradizionale” di un problema purtroppo più vasto e complesso, poiché non esaurisce in sé le diverse tipologie di difficoltà attualmente presenti nell’universo occupazionale. Non manca giorno in cui studi di settore, ricerche o indagini trascurino di descrivere diversi aspetti di una criticità ormai diffusa a livello capillare su tutto il territorio nazionale e trasversale nel suo colpire indistintamente tutte le fasce di età.
A illustrare la situazione è stavolta il rapporto del Ref, che punta l’attenzione sull’aggravarsi della crisi del mercato del lavoro, concentrandosi in particolare su alcune voci e portando alla luce una realtà che spesso viene poco considerata, passando in secondo piano davanti alla realtà relativa all’esercito dei disoccupati sparsi per l’Italia. Si tratta del cosiddetto part-time involontario, fenomeno che contraddistingue quei lavoratori impegnati, loro malgrado, in un’occupazione a tempo parziale che non ne soddisfa le esigenze professionali e soprattutto economiche.
“Il diritto al lavoro, che dovrebbe essere garantito a tutti i cittadini, trova troppo spesso un’applicazione solo parziale nella realtà dei fatti. Molte volte -dice il Presidente Nazionale del Patronato Epas, Denis Nesci- i lavoratori sono costretti ad accettare situazioni lavorative lontane dal garantire loro soddisfazioni personali e un certo livello di serenità economica. Si tratta di una situazione a cui sarebbe necessario opporre rimedi seri ed efficaci -continua Nesci- attraverso misure concrete a favore dell’occupazione”.
Ad oggi quindi è sicuramente molto preoccupante la doppia spinta che contribuisce a far salire con inquietante costanza la percentuale di disoccupati: da una parte coloro che hanno perso il lavoro o che sono da poco alla ricerca di un impiego, dall’altra i disoccupati di lungo periodo, senza lavoro da oltre un anno. Accanto a queste due spinose realtà, si collocano poi i lavoratori in part-time involontario, che hanno raggiunto la percentuale altissima del 57%: più della metà di essi, quindi, non reputa soddisfacente il fatto di non poter lavorare a tempo pieno.
“Una nuova fase politica e istituzionale, oltre che sociale ed economica, non può che passare -dice ancora il Presidente Epas -dalla ricerca di provvedimenti atti a risolvere i gravissimi problemi che affliggono il mercato del lavoro in Italia. Solamente perseguendo obiettivi che mettano al primo posto gli interessi di chi lavora -conclude Nesci- si potrà davvero pensare di aver intrapreso la strada giusta”.
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