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Torna indietro    da "EPAS NOTIZIE" del 08/04/2013

RESTA APERTA LA QUESTIONE RELATIVA AI REDDITI PER LA PENSIONE DI INVALIDITÀ
Continua il tira e molla in materia di redditi per la domanda di pensione di invalidità civile, questione previdenziale a quanto pare non ancora definitivamente risolta e destinata, inevitabilmente, a protrarsi nei prossimi mesi e a dar vita a polemiche e discussioni. Si tratta di un argomento molto delicato che, nell’attuale difficilissimo momento economico italiano e nel contesto delle numerose e impopolari riforme in ambito pensionistico degli ultimi tempi, rappresenterebbe l’ennesimo provvedimento a danno dei cittadini, specialmente dei meno abbienti.

 
In sostanza, si riaffaccia alla ribalta in maniera preoccupante l’ipotesi di riconsiderare il reddito di chi chiede la pensione, tenendo conto non solo del reddito dell’interessato, ma anche di quello del coniuge. Ciò implicherebbe quindi che il limite da superare per poter ottenere l’assegno in questione andrebbe calcolato sommando i redditi del coniuge e del richiedente, abbassando di conseguenza in maniera molto considerevole le possibilità per chi è invalido di aver accesso a questo tipo di diritto. 
 
“La notizia che circola insistentemente da diversi mesi -sono le parole di Denis Nesci, Presidente Nazionale del Patronato Epas- non è di certo una cosa di poco conto e rappresenta, purtroppo, un’altra dimostrazione di come molto spesso i provvedimenti normativi vadano a colpire i diritti di quelle persone appartenenti alle fasce sociali più deboli. Speriamo davvero che questa proposta -aggiunge Nesci- continui a non trovare applicazione, perché rappresenterebbe una penalizzazione pesante per chi, dovendo fare già i conti con un’invalidità, si troverebbe anche privato di una prestazione di cui avrebbe realmente bisogno”.
 
Cercando di fare ordine su quanto accaduto (o meglio, su quanto potrebbe accadere), è bene innanzitutto ricordare che il limite massimo di reddito nel 2013 per poter accedere alla pensione di inabilità civile è di 16.127,30 euro, ma soprattutto che tale limite si riferisce unicamente al reddito del richiedente. Da qualche mese però l’Inps aveva fatto capire che non è da escludere un cambiamento importante in materia, basato sul fatto che il reddito da considerare dovrebbe essere dato anche calcolando il reddito dell’eventuale coniuge; le vibranti proteste scatenate da tale considerazione avevano spinto l’Inps a tornare sui suoi passi, anche a seguito dell’intervento del Ministro Fornero, deciso a non assecondare tale possibile novità. 
 
La vicenda sembrava essere stata quindi definitivamente archiviata, senonché la sentenza 7320/2013 della sezione lavoro della Corte di Cassazione ha riaperto la questione, confermando la possibilità che tale nuova tendenza venga concretamente realizzata in un futuro prossimo. La sostanza di tale sentenza è, in pratica, che per aiutare chi è in condizioni di invalidità e in stato di bisogno occorre tener conto del reddito familiare prima che della solidarietà dei cittadini; inoltre, la possibilità di tener conto anche del reddito del coniuge dovrebbe riguardare anche gli inabili parziali, per i quali il limite reddituale per il 2013 è pari a 4.738,63 euro.
 
“La situazione di emergenza in cui viviamo oggi di sicuro spinge ad adottare soluzioni impopolari e improntate al sacrifico dei cittadini -sostiene il Presidente del Patronato Epas- ma crediamo che agire a danno delle pensioni di inabilità, sia totale che parziale, non sia un’azione condivisibile, né tantomeno l’unico provvedimento possibile. Detto questo, siamo sicuri che la questione verrà vagliata con attenzione da chi di dovere e che verranno scelte altre strade per eliminare gli sprechi veri che gravano sul bilancio pubblico -conclude Denis Nesci- senza privare di un diritto di questo tipo tutte le persone che senza quel tipo di prestazione sarebbero ancor più in difficoltà”.
 
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