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Torna indietro    da "EPAS NOTIZIE" del 10/04/2013

POTERE D'ACQUISTO IN FORTE CALO NEL 2012
L’idea che la crisi abbia vissuto il suo momento peggiore e che si inizino a intravvedere sprazzi, seppur deboli, di ripresa, è sicuramente una notizia a cui i cittadini non erano abituati da tempo, considerando che la recessione degli ultimi anni non ha mai allentato la presa rendendo sempre più difficile la situazione economica, sociale e lavorativa del Paese. Ma le analisi degli esperti che hanno pronosticato una seconda parte di 2013 caratterizzata da leggeri miglioramenti, sembra purtroppo ad oggi un qualcosa lontanissimo dalla realtà, una previsione che cozza in maniera spietata con la realtà odierna.

 
Tra tutti i dati relativi alle ricerche condotte dall’Istat ve ne è uno che fotografa in maniera tanto semplice quanto efficace l’effettiva ricchezza del momento a cui esso si riferisce: si tratta del “potere d’acquisto”, ossia di quella indicazione che chiarisce quanto effettivamente le famiglie, i cittadini, i lavoratori di un Paese siano in grado di far fronte alle necessità di ogni giorno. Ebbene, i dati relativi a quello che viene anche definito “reddito reale” presentano una situazione molto preoccupante, poiché risulta che il potere d’acquisto delle famiglie, nel 2012, è calato di ben 4,8 punti percentuali rispetto al 2011.
 
“Quella di prendere atto di cifre, dati e informazioni fortemente negativi per le famiglie -è il pensiero di Denis Nesci, Presidente Nazionale del Patronato Epas- è diventata ormai una triste abitudine, ed è a mio avviso molto grave leggere tali notizie quasi con rassegnazione. Davanti a tutto ciò non si può credere che politica e istituzioni siano impotenti, per cui -aggiunge Nesci- invitiamo ancora una volta chi di dovere ad agire secondo un senso di responsabilità che non può essere messo da parte per nessun motivo, specialmente di fronte a queste situazioni”.
 
In attesa di una ripresa tanto agognata quanto lontana, al momento, dalla realtà dei fatti, il dato fortemente negativo per gli italiani è frutto di un aumento dell’inflazione non adeguatamente bilanciato dall’aumento dei salari; per chiarire meglio la gravità dei numeri svelati dall’Istat, basta dire che il dato comunicato è il peggiore da quando esiste tale rilevazione, ossia dal 1990. Ma un altro aspetto di grande importanza, che forse non balza subito all’attenzione, è il forte calo della propensione al risparmio, da sempre una delle voci più significative della nostra tradizione: nel 2012, infatti, tale propensione è stata pari all’8,2%, facendo segnare un calo rispetto al 2011 dello 0,5%. Inoltre, calano dell’1,1% anche i profitti delle società non finanziarie.
 
“La necessità di fare qualcosa appare in tutta la sua evidenza davanti a numeri tanto negativi -dice ancora il Presidente Epas- e queste ricerche dimostrano una volta di più, se ancora ce ne fosse bisogno, come la recessione non è ancora da considerare una brutta parentesi del passato, ma una triste realtà con cui -conclude Nesci- gli italiani si trovano ancora a fare i conti”.
 
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