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Torna indietro    da "EPAS NOTIZIE" del 24/04/2013

I TG NAZIONALI NON DEVONO ESSERE FAZIOSI, MA DEVONO DARE UGUALE VISIBILITÀ A TUTTI GLI ENTI DI ASSISTENZA
Il servizio del TG1 andato in onda ieri, 23 aprile 2013, nell’edizione delle ore 08.00, ha suscitato notevole disappunto presso il Patronato Epas. In particolare, l’Ente di Patronato e di Assistenza Sociale dichiara di esser rimasto molto scontento per la faziosità delle informazioni riportate nel servizio, dedicato alla possibilità per i cittadini di avvalersi dell’assistenza dei patronati per scaricare e compilare i modelli CUD, per via del fatto che inquadrature, informazioni dettate dalla giornalista che ha realizzato il servizio, tabelle esplicative e ogni altro tipo di delucidazione fornita hanno evidenziato come possibili referenti unicamente alcuni patronati, sulla base di scelte che appaiono come assolutamente arbitrarie.

Per descrivere con maggior precisione l’accaduto basta fare riferimento al servizio andato in onda al minuto 20 e 30 secondi della suddetta edizione. È lo stesso Presidente Nazionale del Patronato, Denis Nesci, a illustrare la situazione con dovizia di particolari: “Crediamo che sia poco corretto concentrare tutte le attenzioni su alcune sigle sindacali (da sempre privilegiate rispetto a tutte le altre esistenti sul territorio nazionale, alcune delle quali presentano numeri di tutto rispetto), come avviene durante il servizio mediante interviste ad esponenti  di alcuni patronati e riprese nelle quali appaiono in grande evidenza l’interno e l’esterno, con tanto di sigle ampiamente leggibili, di alcuni uffici”.

La lucida analisi del Presidente Nesci prosegue, evidenziando come “L’Epas non può non constatare che il servizio assomiglia ad uno spot a beneficio di alcune sigle: la cosa ci amareggia parecchio, considerando che anche noi lavoriamo con la medesima attenzione al cittadino e con le stesse caratteristiche di serietà, disponibilità e professionalità, e che anche queste nostre qualità sarebbero degne di nota e meritevoli dell’attenzione dei mass media: ma nell’universo mediatico sembra esserci sempre e solo spazio per alcuni soggetti del settore e per le sigle ad essi legate”. 
 
Oltre a quanto sopra già descritto, il servizio è andato avanti facendo qualcosa che, secondo il punto di vista del Patronato Epas, è ancor più grave di quanto fino ad ora illustrato: al minuto 22 e 19 secondi compare infatti una sorta di tabella riassuntiva dei riferimenti a cui i cittadini possono fare capo per richiedere assistenza sull’argomento in questione. “È davvero disdicevole –continua Nesci- che nel principale Tg del principale canale della TV di Stato compaiono in bella evidenza, alla voce Patronati Sindacali, unicamente alcune sigle, prima che si forniscano a seguire, come possibili soluzioni, le ACLI, le Agenzie Inps, le postazioni Self-service e l’indirizzo di Posta elettronica certificata Inps. E gli altri patronati? E le sigle sindacali non riconducibili a quelle indicate nel servizio? Tutto questo è inammissibile e lede l’immagine degli altri patronati, ignorati senza alcun motivo plausibile dal servizio in questione”. 
 
L’Epas, inoltre, non ha gradito il modo in cui il servizio è stato strutturato, considerando che scrivere frasi come “A disposizione del cittadino dunque alcune modalità gratuite per ottenere il proprio modello CUD, tra questi…” seguite dall’elenco delle soluzioni sopra citate, riportando peraltro in grafica “Certificato Unico Dipendente (CUD) servizio CUD gratuito”, viene considerato dall’Ente di Patronato e di Assistenza Sociale un modo di informare per nulla obiettivo, rappresentando al contrario un invito abbastanza esplicito a recarsi presso uno degli uffici riconducibili alle sigle segnalate. 
 
“Chi lavora nel campo dell’informazione e della comunicazione, e in particolare nell’azienda RAI, sa meglio di noi -continua Denis Nesci- che esprimersi in tal modo non corrisponde ai criteri basilari di imparzialità e neutralità che dovrebbero essere alla base di un telegiornale così importante come quello che va in onda sul Primo Canale della TV di Stato. I notiziari televisivi per definizione dovrebbero garantire imparzialità e limitarsi a informare i telespettatori, senza scadere nella propaganda”. Come se non bastasse, le informazioni che indicano esplicitamente solo alcuni patronati e alcune sigle sindacali vengono nuovamente riproposte graficamente pochi secondi dopo, esattamente al minuto 22 e 42 secondi.
 
Considerando la vicenda nella sua interezza, il Presidente Nazionale del Patronato Epas ha reputato doveroso esprimere il proprio disappunto per quanto sopra illustrato, poiché nominare solo alcuni patronati come possibili enti capaci di assistere gratuitamente e in maniera efficace i cittadini è considerato dall’Epas come un atto poco rispettoso verso tutti coloro che, quotidianamente, prestano la loro assistenza a migliaia e migliaia di persone in tutta Italia e all’estero; inoltre, secondo l’Epas, tale mancanza di rispetto si esplica anche verso ogni singolo contribuente che, con servizi come quello andato in onda ieri mattina, viene privato del diritto ad avere un’informazione completa e realmente libera da faziosità o favoritismi e, di conseguenza, della possibilità di scegliere dove andare in maniera autonoma e senza subire l’influenza di un Telegiornale. 
 
Il Presidente Epas conclude il proprio intervento con un invito alla RAI: “Considerando che nel mio ruolo di Presidente del Patronato Epas ho il dovere di tutelare la credibilità dell’ente che rappresento e la professionalità di chi ne fa parte, invito l’azienda RAI e in particolare la Redazione del TG1 a dedicare anche a noi la stessa attenzione rivolta ad altri patronati che, come il nostro ma non più del nostro, lavorano con impegno per fornire assistenza previdenziale e fiscale ai cittadini. In questo modo si dimostrereste realmente l’intenzione di informare tutti senza favoritismi di alcun genere e di garantire un servizio degno di quello che è il principale momento di informazione a livello nazionale, dando allo stesso modo la giusta e meritata visibilità a soggetti che, come l’Epas, lavorano bene tanto quanto altri enti del medesimo settore ma a cui purtroppo non viene offerta la possibilità di entrare nel circuito dei mezzi di informazione e comunicazione nazionali”.
 
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