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Torna indietro    da "EPAS NOTIZIE" del 29/05/2013

LA CAMERA APPROVA LA CONVENZIONE DI ISTANBUL
“La giornata di ieri rappresenta senza dubbio un momento di grandissima importanza per il nostro Paese -dice il Presidente Nazionale del Patronato Epas, Denis Nesci- e indica in maniera chiara la volontà da parte delle istituzioni di arginare la violenza crescente nei confronti delle donne. Con l’approvazione all’unanimità della Convenzione di Istanbul alla Camera, lo Stato ha lanciato un segnale forte in una lotta che riguarda tutti -aggiunge Nesci- e che purtroppo in questi ultimi giorni ha vissuto momenti particolarmente tragici”.

 
I recenti fatti di cronaca hanno tristemente portato alla ribalta il fenomeno della violenza sulle donne, un problema sociale la cui gravità appare in tutta la sua evidenza in ogni angolo del nostro Paese e che è presente in tutto il mondo, figlio di convinzioni sociali, culturali, religiose e storiche basate sull’idea della superiorità dell’uomo nei confronti della donna. Ora però l’Italia si è apertamente e politicamente schierata contro tali convinzioni, facendo propri i dettami contenuti nella “Convenzione del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica”, datata 11 maggio del 2011, firmata da 29 Paesi e nota come “Convenzione di Istanbul”.
 
La camera dei Deputati infatti, con 545 voti favorevoli, ha detto sì ai principi della Convenzione, la quale prevede innanzitutto il contrasto ad ogni forma di violenza fisica e psicologica sulle donne e un impegno concreto in materia di prevenzione ad ogni livello, iniziando dall’eliminazione di qualsiasi forma di discriminazione e dalla conseguente promozione della parità reale fra i sessi. Si tratta soprattutto del primo strumento internazionale giuridicamente vincolante che dà vita ad un quadro giuridico completo volto alla protezione delle donne da qualsiasi tipo di violenza.
 
Gli Stati che sottoscrivono la Convenzione di Istanbul adottano le misure legislative (e non solo) indispensabili per tutelare e promuovere i diritti di tutti gli individui, e in questo caso specifico delle donne, di vivere liberi da qualunque forma di violenza, tanto nella vita pubblica che nel privato. Passi obbligati sono quindi l’abolizione di leggi e pratiche discriminanti, con l’applicazione di sanzioni in caso contrario; gli Stati saranno inoltre chiamati a istituire organismi ufficiali che dovranno provvedere al coordinamento, all’attuazione, al monitoraggio e alla valutazione di politiche e misure di contrasto e prevenzione alla violenza. Allo stesso tempo sarà molto importante agire al fine di modificare quei comportamenti socioculturali frutto di pregiudizi, costumi e tradizioni che contribuiscono a diffondere un’’immagine discriminatoria a danno delle donne: in tal senso grande importanza avrà il ruolo dei mezzi di comunicazione e della scuola.
 
“Credo sia fondamentale che ogni Stato adotti le misure necessarie per far sì che non si verifichino più gli odiosi casi di violenza raccontati da televisione e giornali negli ultimi tempi -è il pensiero di Denis Nesci- ma allo stesso tempo è indispensabile che anche a livello sociale, culturale e lavorativo cambino tante cose, perché purtroppo –conclude il Presidente Epas- la discriminazione nasce spesso da diversi trattamenti riservati alle lavoratrici o a convinzioni sbagliate che tuttora sono presenti nel nostro Paese”.
 
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