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Torna indietro    da "EPAS NOTIZIE" del 28/06/2013

DAL “PACCHETTO LAVORO” AL VERTICE EUROPEO, INCENTIVI PER L'OCCUPAZIONE GIOVANILE
La non agevole battaglia per incentivare l’occupazione è al centro degli obiettivi del nostro Esecutivo, “condannato” ad agire con efficacia in tempi brevi al cospetto di numeri sulla disoccupazione che diventano, giorno dopo giorno, sempre più allarmanti e drammatici. Nonostante le numerose difficoltà ancora presenti, però, il Governo ha mostrato i primi segnali di vitalità, provando a mettere in atto provvedimenti finalizzati alla ripresa economica, obiettivo che non può prescindere da una forte risposta alla disoccupazione: è dunque il mercato del lavoro il terreno di battaglia su cui misurarsi, una battaglia che si svolge in contemporanea su due fronti cruciali, ossia la politica interna e quella Europea.

 
Dopo i dettami contenuti nel Decreto n. 69 del 21 giugno 2013, denominato “Decreto Fare”, arrivano altre misure destinate a favorire la crescita occupazionale. Il 26 giugno è stato varato il “pacchetto lavoro”, che ha come strumento principale la decontribuzione per le aziende che decidono di assumere giovani e che, nelle intenzioni di chi ha concepito questo intervento, potrebbe consentire a 200 mila ragazzi di usufruire di un beneficio  importante: tale provvedimento infatti dovrebbe produrre ben 100 mila occupati a tempo indeterminato e 100 mila posti sotto forma di accessi all’occupazione, tra stage, contratti a termine e tirocini.  
“Poco a poco la strategia del Governo va delineandosi -sono le parole del Presidente Nazionale del Patronato Epas, Denis Nesci- e non possiamo non apprezzare il fatto che in cima alla lista delle emergenze compaia il tema del lavoro. Certo, si tratta di un primo segnale che, seppur importante, non può bastare da solo a imprimere una svolta al nostro Paese: di conseguenza -aggiunge Nesci- restiamo in attesa di altri e ancor più incisivi interventi a favore dell’occupazione, fiduciosi comunque riguardo la linea scelta dal nostro Governo”.
 
Le aziende dunque dovrebbero cogliere l’opportunità scaturita dall’intervento governativo, potendo contare su una decontribuzione fino a 18 mesi per i nuovi contratti a tempo indeterminato, e fino a 12 mesi per le trasformazioni dei contratti in essere in rapporti stabili di lavoro. La somma complessiva messa a disposizione è di 794 milioni di euro nei 4 anni che vanno dal 2013 al 2016, mentre l’incentivo non ha come interessati tutti i possibili lavoratori, ma solo coloro i quali abbiano un’età compresa fra 18 e 29 anni e siano in possesso di almeno uno dei tre requisiti seguenti: 1- essere privi di impiego regolarmente retribuito da almeno 6 mesi; 2- essere privi di un diploma di scuola media superiore o professionale; 3- vivere da soli o con almeno una persona a carico. Relativamente alla consistenza dell’incentivo, c’è da chiarire che esso sarà pari ad un terzo della retribuzione lorda mensile, e che però non potrà in nessun caso superare il tetto massimo di 650 euro al mese per ogni lavoratore. 
 
A pochi giorni di distanza da tale provvedimento arriva da Bruxelles un’altra notizia relativa alla lotta alla disoccupazione giovanile: il fondo per il lavoro ai giovani avrà una dotazione di 8 o 9 miliardi di euro, superiore quindi di 2 o 3 miliardi rispetto a quanto previsto. Il vertice europeo non ancora conclusosi raggiunge quindi un importante traguardo, permettendo di anticipare 6 miliardi di euro da destinare alla “garanzia dei giovani” nel 2014-2015, per ottenere il resto dal 2015 in poi: tale iniziativa consentirà alle aree UE più in sofferenza (si tratta di 13 Paesi) di beneficiare di fondi importanti da impiegare per riattivare il mercato del lavoro giovanile. L’Italia, insieme a Francia, Spagna e Grecia, dovrebbe poter usufruire di somme importanti già nel primo anno.
 
“Il lavoro congiunto tra i Governi dei singoli Stati e l’Unione Europea -è il commento di Denis Nesci- è di fondamentale importanza per consentire ai diversi Paesi di mettere da parte il dramma della crisi e rilanciare lavoro ed economia. Quanto deciso a Bruxelles -conclude il Presidente Nazionale del Patronato Epas- è di buon auspicio per il futuro e dà nuova speranza a milioni di giovani”.
 
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