“La questione relativa alla pressione fiscale da record nel nostro Paese rappresenta un’emergenza di primissimo piano –afferma il Presidente Nazionale del Patronato Epas, Denis Nesci- e occorre sicuramente trovare contromisure efficaci in tempi rapidi per affrontare in maniera concreta il problema. La tendenza in atto, infatti, rischia di paralizzare l’intero sistema economico –aggiunge Nesci- rendendo ancora più complicato il già difficilissimo percorso di crescita”.
I numeri relativi all’incidenza del fisco sui destini del nostro Paese sono davvero impressionanti, tanto da far sì che la parola “record” venga spesso associata al fenomeno in questione. Il peso delle tasse, infatti, grava in maniera sempre più consistente su famiglie e imprese, condannando i cittadini ad una serie di ristrettezze economiche davvero difficili da fronteggiare. I dati relativi al 2013, ad esempio, dicono che la pressione fiscale toccherà il 44,2% del Pil: tanto per capirci, rispetto al 1980 l’aumento percentuale è pari a 12,8 punti percentuali, mentre il carico di imposte, tasse e contributi sarà di 11.629 euro per ciascun italiano (senza escludere nemmeno ultracentenari e bambini), con un aumento pari al 120% rispetto sempre al 1980 (in cui tale importo si attestava a 5.272 euro a testa).
Il gettito fiscale e contributivo dovrebbe garantire alle casse dello Stato una somma che si aggira intorno ai 694 miliardi di euro: considerando soprattutto l’aumento costante delle risorse in entrata messe a disposizione mediante questo canale, fa riflettere come lo Stato sia in perenne difficoltà nell’assicurare prestazioni e servizi di qualità ai propri cittadini. Da qui l’appello levatosi per una gestione responsabile e accorta di somme importanti che, se ben impiegate, potrebbero aiutare il Paese a imprimere una svolta decisiva alla lotta alla crisi.
Il quadro generale per gli italiani, dunque, è ancora abbastanza complicato, con un sistema economico dal futuro indecifrabile per via dei troppi punti interrogativi da sciogliere. Provando a dare uno sguardo d’insieme, infatti, emerge come le retribuzioni medie siano cresciute ad un ritmo decisamente inferiore rispetto all’inflazione, generando una reale diminuzione del potere d’acquisto degli italiani; l’aumento delle imposte indirette, inoltre, ha contribuito a generare una flessione significativa dei consumi, e il possibile aumento dell’Iva ordinaria rischierebbe di peggiorare ulteriormente la situazione, facendo dell’Italia il Paese con l’aliquota più elevata tra tutti i Paesi dell’area euro.
“Il lavoro, i consumi, la pressione fiscale sono indubbiamente argomenti di primaria importanza nell’agenda del Governo e finiscono inevitabilmente per influenzarsi a vicenda –dice il Presidente Nazionale Epas- per cui è più che mai opportuno trovare soluzioni strutturali che sappiano affrontare in maniera organica tutte queste problematiche. Nel contesto di questi interventi, inoltre, si inserisce anche la lotta al sommerso e all’evasione –conclude Nesci- poiché combattere questi fenomeni significa tutelare la legalità e rispettare tutti i lavoratori onesti che, seppur tra mille difficoltà, pagano regolarmente quanto richiesto dallo Stato”.
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