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Torna indietro    da "EPAS NOTIZIE" del 16/09/2013

ISTAT, DATI SHOCK SU UNDER 35: IN TRE ANNI UN MILIONE DI OCCUPATI IN MENO
“Le parole e gli aggettivi per definire la drammatica realtà lavorativa italiana sono praticamente finite –è l’amaro commento di Denis Nesci, Presidente Nazionale del Patronato Epas- e purtroppo i dati emersi negli ultimi giorni descrivono la situazione in tutta la sue enorme gravità. Ciò che è accaduto negli ultimi anni –continua il Presidente Epas- rappresenta una vera e propria emergenza nazionale, soprattutto se ci si ferma ad analizzare i numeri relativi alla disoccupazione giovanile”.

 
La notizia che rimbalza sui vari mezzi di informazione negli ultimi giorni riguarda il dato, drammatico e impietoso, del crollo epocale di occupati under 35, stimato intorno a un milione di unità. Si tratta di un numero enorme, un vero e proprio esercito di giovani inghiottito da crisi e scelte politiche ed economiche discutibili, riferite sia ai decenni passati che agli anni più recenti, un’intera generazione alle prese con difficoltà dalle proporzioni inaudite e che si trovano adesso a fare i conti, loro malgrado, con un vuoto di prospettive spietato e inquietante.
 
Negli ultimi tempi si parla spesso di crisi arrivata alla fine, di una ripresa finalmente possibile, di concreti segnali di un miglioramento dell’economia che fanno ben sperare per un futuro di maggiore serenità. Ma le speranze, le interpretazioni dell’attuale situazione, le indicazioni che giungono da diverse sedi, sono tutte cose che purtroppo acquistano una consistenza diversa alla luce dei numeri davvero molto negativi diffusi dall’Istat: gli under 35 occupati, il cui numero era di 6,3 milioni nel 2010, oggi risultano essere 5,3 milioni. In particolare, la fascia di età nella quale si è verificata un’autentica emorragia di occupati è quella compresa fra i 25 e i 34 anni, con ben 750 mila unità in meno.
 
La situazione nazionale è quindi molto preoccupante, ma se al Nord il calo è più o meno contenuto, con la percentuale di occupati scesa da 86,6% a 81,4%, il Sud ha visto acuirsi una situazione drammatica, con un calo per gli uomini dal 60,5% al 51% e per le donne dal 34,2% al 33,3%. Le motivazioni alla base di questi dati allarmanti sono molteplici, e sono rintracciabili anche nel blocco del turn over nella Pubblica Amministrazione, nonché nella stretta sulle pensioni che ha bloccato i nuovi ingressi nel mercato del lavoro prolungando la permanenza dei lavoratori più anziani, oltre che nelle conseguenze della recessione. E davanti a prospettive sempre meno incoraggianti, cresce il numero di giovani e meno giovani disposti a lasciare il Paese per motivi di lavoro.
 
“L’emergenza drammatica che investe il mondo del lavoro è da tempo in cima ai programmi dell’agenda politica –dice il Presidente Nazionale Epas- e tutto fa presagire che non tarderanno ad arrivare provvedimenti e investimenti capaci di cambiare una situazione francamente insostenibile. L’auspicio è che il Governo continui a lavorare col massimo impegno per far sì che finalmente, dopo dichiarazioni di ottimismo, si possano finalmente vedere i primi risultati concreti –conclude Nesci- e che i nostri giovani non siano costretti ad emigrare in massa in altri Paesi”. 
 
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