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Torna indietro    da "EPAS NOTIZIE" del 10/10/2013

NECESSARIE MISURE ANTI-DEFICIT
Lo spauracchio chiamato deficit si materializza nuovamente, col suo carico di minacce, all’orizzonte della situazione politico-economica italiana. Ad essere più precisi, però, occorrerebbe dire che a onor del vero tale fantasma non si è mai realmente dileguato dallo scenario del nostro Paese, rappresentando al contrario una figura tanto inquietante quanto tangibile, una specie di cartina tornasole di questi anni così difficili. Nonostante manovre, riforme, tagli, interventi di vario genere sui diversi comparti dell’economia, il rapporto deficitario fra uscite ed entrate è per noi una dolorosa costante.

 
Negli ultimi giorni è tornata di grande attualità la questione dei parametri europei, in particolar modo quella relativa al rispetto del Patto di Stabilità, ossia di quell’accordo tra gli Stati dell’eurozona secondo il quale il rapporto tra deficit pubblico e Pil non deve mai superare la soglia del 3%, laddove il deficit pubblico rappresenta il totale delle spesa pubblica non coperto dalle entrate. Il rispetto degli impegni assunti con l’Europa, infatti, è di nuovo in cima alle esigenze a cui l’Esecutivo è chiamato a far fronte: di conseguenza sono state approntate determinate misure proprio per ovviare ad eventuali rischi di sforamento del tetto del 3% in questo periodo.

“Nonostante le numerose difficoltà relative alla situazione del nostro Paese, con tassi di disoccupazione da record, è necessario tener conto degli accordi con gli altri Stati –dice il Presidente Nazionale del Patronato Epas, Denis Nesci- e far sì che il rapporto fra deficit e Pil rimanga entro i limiti consentiti. Ad ogni modo –continua Nesci- occorre affrontare la questione relativa alle uscite e alle entrate del nostro Paese con grandissima serietà, affinché si possano adottare quelle misure necessarie a far sì che la nostra economia possa realmente crescere”.
 
Al fine di non venir meno a quanto definito col Patto di Stabilità, il Governo ha optato per quella che è stata indicata come una manovrina correttiva per recuperare una somma pari a 1,6 miliardi di euro. In particolare, tali somme dovrebbero scaturire da interventi relativi a spese rimodulabili dei Ministeri (eccezion fatta per Scuola, Ricerca e Salute) per un totale di 550 milioni, alla sospensione dei parametri di virtuosità per gli enti locali per altrettanti 550 milioni, infine alle prime pratiche di dismissione, con la collocazione sul mercato di immobili di proprietà del demanio che dovrebbe consentire il recupero di altri 500 milioni di euro. Nel provvedimento, di conseguenza, non sono presenti aumenti degli acconti Ires e Irap dovuti dalle società, né tantomeno aumenti per le accise sulla benzina.
 
“In situazioni di questo genere, purtroppo, la necessità di operare dei tagli non può essere aggirata –sostiene Nesci- per cui il Governo è chiamato al non facile compito di valutare al meglio dove è possibile indirizzare detti tagli. Speriamo che questo tipo di interventi non debba ripetersi con frequenza in futuro –conclude il Presidente Epas- e che l’economia italiana possa tornare presto a crescere in maniera significativa”.
 
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