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Torna indietro    da "EPAS NOTIZIE" del 06/11/2013

ANCHE LA RIVALUTAZIONE DELLE PENSIONI PENALIZZATA DAL CARICO FISCALE
“Al di là della crisi e dei numerosi e purtroppo drammatici problemi legati alla crisi che riguardano il mondo dell’occupazione –dice Denis Nesci, Presidente Nazionale del Patronato Epas- esistono altre situazioni di criticità che non consentono all’Italia di avviare un reale e concreto cammino di ripresa economica. La crescita –prosegue il Presidente Epas- è infatti frenata, ad esempio, anche dall’eccessiva pressione fiscale che finisce per paralizzare i consumi e incidere in maniera molto pesante sull’attività delle imprese, penalizzando allo stesso tempo lavoratori e pensionati”.

Molto spesso gli addetti ai lavori del settore economico, così come le aziende e i comuni cittadini, indicano nell’eccessiva invadenza del Fisco uno dei più irriducibili “nemici” della possibile ripresa economica. L’incidenza delle tasse sul potere d’acquisto dei consumatori e sulle possibilità per gli imprenditori di assumere nuovi lavoratori è in molti casi un ostacolo insuperabile che, inevitabilmente, riduce di molto le possibilità di creare lavoro, di aumentare la produzione e di consentire l’incremento dei consumi. Si tratta di un circolo vizioso che in definitiva stronca molto spesso le già flebili speranze di riattivare in maniera vigorosa il nostro sistema economico.

Un altro aspetto da non trascurare, nell’analizzare la questione e nel cercare di dare il giusto peso alla sfiducia dei cittadini, è che la pressione fiscale che grava sugli italiani non dà luogo, molto spesso, a quella ricchezza di servizi che potrebbe in parte render più sopportabili i sacrifici imposti. I numerosi tagli operati in questi ultimi anni in settori vitali quali previdenza, sanità, istruzione, tanto per fare qualche esempio, non fanno che aumentare il malcontento generale e far percepire come ridotti anche eventuali miglioramenti previsti dalle misure adottate.
 
La nuova legge di Stabilità, ad esempio, fa sì che le pensioni vengano rivalutate mediante un meccanismo progressivo che consente, a chi riceve di meno, di avere qualcosa in più. L’indicizzazione, ossia il sistema che lega l’importo delle pensioni al costo della vita, si applica ad oggi agli importi fino a tre volte il minimo e non riguarda gli altri; dal 2014, invece, è prevista una rivalutazione anche per gli importi superiori a quelli a tre volte il minimo, anche se per queste pensioni l’incremento sarà più contenuto. Questa teoria degli indici di rivalutazione, che dal 2014 sarà per fasce, deve però fare letteralmente i conti con la pratica dei meccanismi fiscali: i benefici reali, in sostanza, sono ridotti da Irpef e detrazioni e il Fisco, in alcuni casi, arriva a tagliare addirittura il 41% della rivalutazione.
 
“La pressione fiscale presente oggi in Italia –è il pensiero di Denis Nesci- è davvero eccessiva e rende sproporzionata la differenza tra salari, pensioni e stipendi da una parte e totale di tasse e imposte dall’altra. Occorre assolutamente rivedere l’intero sistema fiscale e rendere meno gravoso il peso del Fisco che ad oggi –conclude il Presidente Epas- risulta essere in molte circostanze assolutamente insostenibile per i cittadini e le aziende”.
 
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