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Torna indietro    da "EPAS NOTIZIE" del 11/11/2013

DATI ISTAT SULLA SPESA PENSIONISTICA
“I dati diffusi dall’Istat in merito alla distribuzione degli importi pensionistici in Italia -sono le parole del Presidente Nazionale del Patronato Epas, Denis Nesci- illustrano in maniera chiara la situazione presente nel nostro Paese. Esistono infatti ancora oggi fortissimi squilibri sulle cifre degli importi destinati alle pensioni e sicuramente sarà necessario correggere il tiro –aggiunge Nesci- per improntare l’intero sistema previdenziale su criteri di maggiore equità”.

Il monitoraggio effettuato dall’istituto di statistica sull’archivio amministrativo casellario centrale dei pensionati, gestito dall’Inps, ha fatto emergere i dettagli di un fenomeno comunque già noto e relativo alle importanti differenze esistenti ancora oggi nel variegato mondo delle pensioni in Italia, differenze che si concretizzano soprattutto a livello di importi degli assegni erogati dall’Istituto Nazionale di Previdenza Sociale. 

In particolare, il dato che più fa riflettere in merito è che 45 miliardi di euro di spesa pensionistica sono destinati agli assegni più alti, quelli cioè che superano i 3 mila euro mensili, mentre per le pensioni inferiori a mille euro al mese l’importo totale utilizzato è di 51 miliardi di euro: questi dati fanno un certo effetto se si pensa che le pensioni sopra i 3 mila euro erogate in Italia nel 2011 (anno di riferimento del monitoraggio) sono state 861 mila, mentre quelle sotto i mille euro ben 7 milioni e 300 mila. In sostanza dunque 45 miliardi di euro, pari al 17% della spesa totale, sono serviti per finanziare il 5,2% delle pensioni, mentre l’importo di 51 miliardi di euro, quindi il 19,2% della spesa totale, è stato sufficiente per pagare il 44% delle pensioni totali.
 
La sproporzione raccontata da queste cifre è indubbiamente enorme e traccia una differenza abissale fra le categorie di pensionati italiani: se a queste condizioni prettamente economiche si vanno poi ad aggiungere altre sostanziali distinzioni inerenti al momento in cui è possibile accedere alla quiescenza, la situazione appare ancora più iniqua. Molte categorie di pensionati, infatti, possono beneficiare della pensione solo molti anni più tardi rispetto ad altre e queste differenze risultano ancora più accentuate alla luce delle numerose riforme pensionistiche che, a partire dalla Legge n. 122 del 2010, hanno introdotto condizioni sempre più svantaggiose per la stragrande maggioranza dei lavoratori prossimi alla pensione. 
 
“Il senso generale di ingiustizia –dice ancora il Presidente Epas- è una sensazione diffusa che circola fra i pensionati e che si fa fatica ad annullare. Purtroppo per moltissimi cittadini è sempre più difficile riuscire a trovare quella serenità economica immaginata attraverso una vita di lavoro –conclude Nesci- ed è più che mai necessario fare in modo che questo senso di sfiducia, che poi è figlio di un più generale senso di sfiducia verso le istituzioni e la politica, venga presto sconfitto attraverso misure e provvedimenti capaci di migliorare la situazione generale di pensionati e lavoratori”.
 
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