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Torna indietro    da "EPAS NOTIZIE" del 19/11/2013

PENSIONATI, NESSUNO PAGA TANTE TASSE QUANTO QUELLI ITALIANI
“Le notizie diffuse in questi ultimi giorni riguardo l’incidenza del fisco sulle pensioni italiane –sostiene Denis Nesci, Presidente Nazionale del Patronato Epas- non possono non far riflettere su una situazione molto delicata, che vede ancora una volta i pensionati al centro di un caso che sembra paradossale. Se è vero che necessità relative ai conti pubblici impongono sacrifici importanti –continua il Presidente Epas- è altrettanto vero che il principio di equità dovrebbe essere sempre salvaguardato dalle Istituzioni, specialmente nei confronti di questa specifica categoria, troppe volte al centro di riforme e decisioni fortemente penalizzanti”.

La realtà dei pensionati italiani torna di nuovo prepotentemente al centro di considerazioni e dibattiti, dopo che uno studio condotto da Confesercenti rivela che la tassazione a cui sono sottoposti i percettori di pensione del nostro Paese rappresenta un caso praticamente unico in Europa. La situazione sarebbe già di per sé molto complicata per i soggetti che hanno terminato la propria carriera lavorativa e sono approdati alla tanto agognata pensione: il potere d’acquisto è calato vistosamente negli ultimi anni, causa un’indicizzazione ridotta o in alcuni casi addirittura assente, mentre i tempi di maturazione dei requisiti utili per la quiescenza si sono allungati a dismisura dopo le numerose riforme intervenute. Come se non bastasse, però, ci ha pensato il fisco ad assestare un colpo se possibile ancor più doloroso alle tasche degli appartenenti a questa categoria particolarmente bistrattata negli ultimi anni.

Da quanto emerge dallo studio sopra menzionato, sono diverse le criticità riconducibili al mondo delle pensioni. I pensionati, ad esempio, sono penalizzati rispetto ai dipendenti per quel che concerne le detrazioni riconosciute; in particolare, chi ha da 75 anni in su beneficia di 57 euro in meno all’anno rispetto ai lavoratori dipendenti, mentre la differenza sale a 115 euro all’anno per chi ha meno di 75 anni. Tale differenza in realtà crescerà ulteriormente, visto che la Legge di stabilità provvederà ad aumentare le detrazioni per i dipendenti escludendo invece i pensionati. In realtà però il dato che fa sensazione è quello che si deduce dal confronto fra i pensionati italiani e quelli degli altri Stati europei.
 
Provando a fare qualche esempio che possa chiarire meglio la situazione, un pensionato italiano che percepisce un assegno pari a tre volte il minimo, quindi 19.322 euro annui, si trova a pagare più di 4.000 euro di tasse, considerando Irpef, addizionali comunali e regionali, escludendo quindi altre voci come tasse su casa e rifiuti. Questo dato già di per sé allarmante diventa quasi incredibile se paragonato ad esempio alla realtà tedesca, dove un pensionato nelle medesime condizioni si trova a pagare tasse per un ammontare complessivo di 39 euro. Volendo considerare la Germania come una sorta di paradiso per i pensionati si può paragonare però la realtà italiana a quella di altri Paesi: anche in questo caso, però, il confronto è impietoso, poiché un pensionato spagnolo arriva a pagare di tasse meno della metà rispetto ad uno italiano, un inglese poco più di un terzo e un francese un quarto rispetto alla somma sborsata dai nostri pensionati.
 
“Siamo sempre più fermamente convinti –afferma ancora il Presidente Nazionale Epas- che occorra agire con una certa urgenza e in maniera concreta su determinate questioni ormai non più rinviabili. Tra queste, indubbiamente, un posto di rilievo è occupato dalla pressione fiscale –conclude Nesci- che continua a minare il potere d’acquisto di pensioni e stipendi in una maniera molto più forte rispetto a quanto accade negli altri Paesi”.
 
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