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“Tastare il polso al Paese è fondamentale, se si vuole capire quali siano realmente le criticità esistenti –afferma il Presidente Nazionale del Patronato Epas, Denis Nesci- soprattutto in un momento in cui occorre la massima chiarezza possibile per mettere in atto i provvedimenti opportuni. Soltanto con un’analisi accurata della situazione presente –prosegue il Presidente Epas- sarà possibile individuare gli interventi necessari per l’immediato futuro”.
Come purtroppo è noto, la situazione italiana è da tempo molto delicata sotto tutti i punti di vista: instabilità politica, recessione economica, disoccupazione, tensioni sociali, sono alcuni dei numerosi fattori determinanti nell’influire in maniera negativa sullo stato attuale del nostro Paese. Partendo da questo presupposto appare in tutta la sua evidenza la necessità di esaminare minuziosamente la situazione economica, politica, sociale e occupazionale che caratterizza l’Italia, per cogliere quei suggerimenti preziosi che sondaggi, statistiche e studi di settore sono in grado di apportare raccontandoci la realtà del momento.
Ancora oggi numerosi studi internazionali, condotti dai più disparati soggetti, fotografano in maniera a volte impietosa le difficoltà che ad oggi caratterizzano l’Italia. Sebbene ci siano dei segnali positivi, quindi, la situazione globale riconducibile al nostro Paese continua ad essere sostanzialmente lontana da risultati che possano essere considerati soddisfacenti.
L’ultimo riferimento di un certo peso al riguardo è il rapporto elaborato dal World Competitiveness Center dell’Imd, prestigiosa business school di Losanna, che ogni anno fornisce la graduatoria mondiale della competitività. In questa speciale classifica il nostro Paese perde ancora posizioni, passando dalla già non brillantissima posizione n° 44 al 46° posto, peggiorando ulteriormente la propria situazione, visto che nel 2012 eravamo al n° 40. L’unico piccolo passo in avanti fra i macro-indicatori considerati si registra nell’efficienza economica, dove passiamo dal 46° al 45° posto; per il resto, conserviamo il poco onorevole 55° posto riguardo l’efficienza delle politiche di governo, mentre retrocediamo dal 50° al 53° come performance economica e dal 30° al 33° per la dotazione di infrastrutture. L’unico primato mondiale lo facciamo registrare nei costi connessi ai licenziamenti, i più bassi in assoluto.
Esistono anche alcune voci positive: export, bassa inflazione, tempo necessario per l’avvio di start-up e fattori di produzione. Male invece per quel che concerne la crescita, la pressione fiscale, la disoccupazione giovanile, il debito pubblico, i servizi finanziari, il prezzo dei carburanti. Una delle voci più preoccupanti però, specialmente in prospettiva futura, è quella legata alla nostra immagine all’estero: sulla base di un sondaggio che ha coinvolto molti manager, l’Italia si piazza al 49° posto su 60 Paesi.
“Bisogna avere la forza, il coraggio e l’umiltà di riflettere su quanto emerge da ogni singola ricerca condotta da autorevoli istituti –dice Denis Nesci- perché è importante saper individuare le problematiche esistenti e impegnarsi a fondo per fare meglio. E allo stesso modo è di vitale importanza avere coscienza delle straordinarie risorse a disposizione del Paese –conclude il Presidente Nazionale del Patronato Epas- e ripartire da questa ricchezza, valorizzandola in maniera adeguata per far sì che funga da traino per l’intero sistema economico”.