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Torna indietro    da "REDAZIONE EPAS" del 19/03/2014

SPENDING REVIEW, NEL MIRINO LE SPESE DELLA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE
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L’espressione “spending review” è salita prepotentemente alla ribalta in ogni tipo di discorso veicolato dai media, invadendo inevitabilmente anche le conversazioni di tutti gli italiani; queste due parole, quando si presentano insieme, finiscono ormai per terrorizzare chiunque le ascolti, poiché rimandano all’idea di sacrifici pesanti e continui imposti alla collettività, una collettività già duramente provata da anni di crisi. In realtà però è inesatto associare i tempi difficili che stiamo vivendo a queste due semplici parole, come se fossero proprio loro a generare sventure in serie per il nostro sistema economico.

Procedendo ad una banale analisi dell’espressione in esame, si può agevolmente addivenire ad una concezione più precisa di queste due parole: esse, in realtà, designano semplicemente una “revisione della spesa pubblica”, operazione più che mai necessaria in momenti di difficoltà del sistema economico. Di conseguenza, la spending review è tuttalpiù l’effetto di un momento di crisi e non la causa dello stesso, anche se per forza di cose un provvedimento legato ad essa comporta una maggiore oculatezza nella gestione del bilancio statale e, quindi, anche possibili sacrifici per i cittadini. Ad ogni modo, però, la spending review dovrebbe mirare a evitare soprattutto gli sprechi di denaro, intervenendo con tagli ben ponderati laddove le spese sostenute sono considerate realmente eccessive.

“Reputiamo che una revisione della spesa pubblica possa solo fare bene al Paese –dice il Presidente Nazionale del Patronato Epas, Denis Nesci- a patto che tale importante operazione non si riduca ad una serie di tagli indiscriminati a danno dei cittadini. Bisognerebbe infatti effettuare un’analisi seria della situazione italiana e colpire con la giusta severità sprechi e sperperi di varia natura –aggiunge Nesci- per far sì che non vengano richiesti altri sacrifici a lavoratori e pensionati, già duramente provati da provvedimenti non sempre opportuni”.

La questione “spending review” è tornata al centro del dibattito politico anche perché il nuovo Governo ha intenzione di intervenire sulla spesa pubblica: il punto di partenza, in tal senso, sarà legato a misure sul pubblico impiego. In primo luogo, si terrà conto di un dato importante: i dirigenti pubblici apicali in Italia hanno accesso ad una retribuzione lorda 12 volte superiore al reddito procapite nazionale, mentre in Germania tale rapporto è di 1 a 4,27, nel Regno Unito 1 a 5,59 e in Francia 1 a 6,5. Partendo da questi numeri, si è fatta strada l’idea di prendere in esame una riduzione delle retribuzioni più alte dei dirigenti pubblici, nonché un ridimensionamento quantitativo dei dirigenti stessi; inoltre, si sta valutando di intervenire anche sulle consulenze e sul numero di auto blu.

“Ridurre lo scarto retributivo fra le diverse professionalità può essere una decisione molto significativa –sostiene Nesci- soprattutto in virtù del fatto che queste differenze così marcate sono un’anomalia tutta italiana. Eliminando gli sprechi inoltre si potrà finalmente dare un po’ di respiro alla stragrande maggioranza dei cittadini –conclude il Presidente Epas- e dare nuova fiducia a chi continua a misurarsi quotidianamente con le difficoltà legate alla crisi economica e occupazionale”. 

 


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