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Torna indietro    da "REDAZIONE EPAS" del 07/08/2014

INSEGNANTI, LA PENSIONE A “QUOTA 96” RESTA UNA CHIMERA
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La febbrile rincorsa del Governo alla quadratura del cerchio continua indefessa, ma non sempre con piglio deciso e con passo sicuro. L’estate del 2014 si sta rivelando piuttosto ostica per l’Esecutivo, alle prese con situazioni complicate che non sempre gli consentono di tradurre in risultati concreti le proposte avanzate e le iniziative immaginate. A tal proposito, continua a rivelarsi più difficile del previsto la risoluzione del caso “quota 96” per una categoria particolare, ossia per quegli insegnanti rimasti intrappolati nelle secche aperte dalla Riforma Fornero.

“Il balletto di proposte, annunci, smentite, aperture e chiusure degli ultimi giorni –afferma il Presidente Nazionale del Patronato Epas, Denis Nesci- in merito alla questione della pensione per i professori penalizzati dalla riforma Fornero non è stata un bel vedere. Purtroppo la rivoluzione pensionistica ha generato situazioni percepite come ingiuste da tantissimi lavoratori –aggiunge il Presidente Epas- per cui non è certo bello prospettare possibili soluzioni al problema per poi fare improvvisamente marcia indietro”.

Il dietrofront in questione non è stato un punto a favore per la politica, costretta ancora una volta a far buon viso a cattivo gioco al cospetto dell’impietosa realtà dei numeri mostrati dalla Ragioneria di Stato: proprio il problema delle coperture finanziarie ha fatto saltare la soluzione intravista a favore di 4.000 insegnanti, i quali avevano pensato di poter accedere finalmente alla pensione e che invece dovranno attenersi alle disposizioni della Legge Fornero. Prima di tale provvedimento normativo, infatti, era possibile andare in pensione raggiungendo la fatidica “quota 96”, data dalla somma dell’età anagrafica (in ogni caso non inferiore ai 60 anni) e di quella contributiva (anche qui esisteva un limite minimo, ossia 35 anni); i professori in questione non erano riusciti a raggiungere tali requisiti entro dicembre 2011, ma solo alla fine dell’anno scolastico, ossia ad agosto 2012, rientrando così nella trappola della riforma e vedendosi costretti di conseguenza a dover attendere i 66 anni di età per accedere alla quiescenza. E proprio nelle ultime ore è saltata la prospettiva di far rientrare nel diritto a “quota 96” questi 4.000 insegnanti, che dovranno pertanto rinviare di parecchio il pensionamento.

“Nonostante le buone intenzioni e le rassicurazioni in materia –dice ancora Denis Nesci- il problema che riguarda 4.000 lavoratori persiste; speriamo che questo episodio –conclude il Presidente Nazionale del Patronato Epas- possa esser da stimolo a fare meglio già nell’immediato futuro, perché ci sono ancora situazioni delicate che devono assolutamente essere affrontate e gestite al meglio”.

 


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