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Torna indietro    da "REDAZIONE EPAS" del 29/08/2014

PENSIONE: SEMPRE DI PIÙ LE DONNE CHE SCELGONO L’OPZIONE CONTRIBUTIVO
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Meglio un uovo oggi o una gallina domani? Se tale dubbio amletico viene catapultato nell’universo pensionistico pare non esistano dubbi: vanno sempre più ingrossandosi, infatti, le fila del partito di coloro che preferiscono avere subito un minor guadagno, piuttosto che rimandare il momento della riscossione per avere condizioni più favorevoli in futuro. Il contesto particolare in cui abbiamo introdotto il famoso proverbio è quello della possibilità, per le lavoratrici italiane, di optare per la pensione liquidata col sistema contributivo. 

“Dai dati forniti dall’Inps –osserva il Presidente Nazionale del Patronato Epas, Denis Nesci- emerge che un numero crescente di donne sceglie di accontentarsi di una pensione più bassa, ma accessibile in tempi brevi, pur di tagliare un traguardo che, negli ultimi anni, è stato spostato sempre più in avanti. Si tratta di una realtà che deve far riflettere –aggiunge Denis Nesci- perché alla base di tale scelta ci sono diverse ragioni, come ad esempio il timore che nuove leggi possano allungare ulteriormente il periodo di attesa”.

Ma di cosa si tratta nello specifico? La famigerata “opzione contributivo”, in sostanza, consente alle donne di maturare il diritto alla pensione soddisfacendo due requisiti: quello anagrafico, col raggiungimento dei 57 anni di età (58 nel caso delle lavoratrici autonome) e quello contributivo, con 35 anni di contributi versati. Il vantaggio in termini di tempistica (i requisiti ordinari, infatti, spostano molto più in avanti la maturazione di tale diritto) è però controbilanciato dalla somma che si percepirebbe optando per tale soluzione, poiché in tal caso la pensione sarebbe calcolata col sistema contributivo, meno vantaggioso rispetto al retributivo o al misto. 

La possibilità in questione è stata introdotta con la Legge n. 243 del 23 agosto 2004: trattandosi di una sperimentazione è stata fissata anche la scadenza di tale modalità, stabilita per il 31 dicembre 2015. Tale data conclusiva, però (come chiarito dall’Inps con la circolare 35/2012) va intesa come quella di decorrenza del trattamento pensionistico: considerando che tale categoria di lavoratrici è soggetta al regime delle finestre mobili, per cui percepirà la pensione solo dopo 12 mesi dalla maturazione del requisito, e che bisognerà considerare anche le eventuali posticipazioni legate all’allungamento delle speranze di vita, in realtà alle lavoratrici restano a disposizione solo pochi mesi ancora per poter scegliere di andare in pensione col sistema contributivo. 

Le riforme pensionistiche degli ultimi anni, oltre ad aver penalizzato migliaia di lavoratori che si credevano vicini al tanto agognato traguardo, hanno generato una sorta di allarme collettivo circa la possibilità che nuovi interventi legislativi possano introdurre ulteriori novità a loro svantaggio. Questa può essere una delle chiavi di lettura alla base del fenomeno che ha visto, da gennaio ad oggi, oltre 7 mila donne ricorrere a tale soluzione, nonostante tale scelta comporti una decurtazione della pensione che può arrivare anche a superare, in certi casi, il 20%.

“Tanti lavoratori hanno vissuto in maniera traumatica le continue novità introdotte nel settore previdenziale –dice Nesci- ed è chiaro che ancora ci sia un livello di preoccupazione abbastanza alto. Speriamo che vengano presto definite le situazioni ancora poco chiare che riguardano alcune categorie –conclude il Presidente Epas- e che chi ha lavorato per una vita possa accedere con maggiore serenità alla meritata pensione”. 

 


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