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Torna indietro    da "REDAZIONE EPAS" del 15/09/2014

LA GIUSTIZIA SOCIALE DEVE TORNARE AD ESSERE UNA PRIORITÀ IN ITALIA E IN EUROPA
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“Ci si affanna sempre affinché si raggiunga la stabilità economica, traguardo peraltro necessario, ma ci si dimentica spesso di altri risultati di eguale o forse superiore importanza –sostiene il Presidente Nazionale del Patronato Epas, Denis Nesci- e si trascura il vero, inestimabile valore fondante di ogni singolo Paese e dell’Europa: le persone. Gli ultimi dati parlano infatti di una giustizia sociale messa in secondo piano o addirittura dimenticata nelle agende dei vari Stati membri –continua il Presidente Epas- e ciò dovrebbe fare riflettere sulla realtà che stiamo vivendo, poiché nemmeno la stabilità economica perfetta può garantire equilibrio e pacifica convivenza se ad essa non corrisponde un elevato livello di equità sociale”.

Un interessantissimo studio comparativo della situazione sociale nell’Unione Europea, condotto da Bertelsmann Stiftung, ha fatto emergere in tutta la sua allarmante attualità un aspetto particolare di questi ultimi anni (dal 2007 al 2013): a furia di far quadrare i conti pubblici, il Vecchio Continente ha finito col trascurare la giustizia sociale, con la conseguenza che fenomeni quali povertà, disoccupazione ed esclusione sociale sono in preoccupante ascese, anche per gli scarsi investimenti in istruzione, salute e lavoro. L’inclusione sociale però, decisamente carente in Italia, Spagna, Ungheria e Grecia, si attesta su buoni livelli nei Paesi del Nord Europa (dalla Svezia all’Olanda, Dalla Danimarca alla Finlandia). 

A livello generazionale, c’è da sottolineare come lo scotto maggiore venga pagato dai più giovani, sempre più in apnea per quel che concerne l’accesso al lavoro e alla formazione. Le minacce della povertà e dell’esclusione sociale interessano il 28% dei bambini europei, con l’Italia che risulta essere particolarmente in difficoltà, come racconta la percentuale di persone private dei beni essenziali, passate  nel periodo 2007-2013, dal 6,8% al 12,4%. Oltre al 40% fatto registrare alla voce disoccupazione giovanile, fa paura il 32% di ragazzi fra i venti e i ventiquattro anni che non lavorano, né studiano, né sono impegnati in una qualsivoglia attività formativa, cosa che fa precipitare l’Italia in ultima posizione su questo versante. Una delle poche note liete per l’Italia è quella delle pari opportunità nell’istruzione: le condizioni sociali di provenienza non condizionano in maniera significativa il successo accademico dei ragazzi.

Il gap sociale si articola quindi su due diversi e preoccupanti piani: da un lato, alcuni Stati membri risultano lontanissimi dai buoni risultati registrati in altri Paesi; dall’altro, lo strappo tra le generazioni, lungi dal ricomporsi, tende ad allargarsi sempre di più. Il risultato è che si rischia seriamente di mettere a repentaglio quel progetto futuro di integrazione europea rincorso con tanta fatica.

“I valori europei e dei singoli Stati membri devono mettere al centro di qualunque progetto e di qualunque agenda le persone –afferma con convinzione Denis Nesci- per cui, tenendo ovviamente sempre sotto controllo l’andamento dei conti pubblici, è quanto mai opportuno restituire la giusta attenzione a tematiche di rilevanza sociale. Siamo sempre più convinti –conclude il Presidente Nazionale Epas- che con la sola stabilità economica non si possa raggiungere quello stato di benessere, di serenità e di pacifica convivenza a cui tutti dobbiamo ambire. Ribadisco: la giustizia sociale e l’interesse alle esigenze delle persone devono rappresentare il primo obiettivo per ogni singolo Stato membro e per l’Unione Europea”.

 


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