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Torna indietro    da "REDAZIONE EPAS" del 30/09/2014

DISOCCUPATI E SOTTOIMPIEGATI: I GIOVANI SEMPRE PIÙ IN DIFFICOLTÀ NEL MONDO DEL LAVORO
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“Sembra impossibile, ma la disoccupazione giovanile continua a crescere costantemente –dice amaramente il Presidente Nazionale del Patronato Epas, Denis Nesci- attestandosi su livelli altissimi. È sotto gli occhi di tutti il fatto che siamo davanti a percentuali drammatiche –continua Nesci- e che la necessità di fare qualcosa è sempre più stringente, se non vogliamo continuare ad accumulare record negativi in serie”.

L’allarme che riguarda il lavoro e i giovani è sempre più forte, ma più passa il tempo più diventa difficile continuare a sperare che le cose possano cambiare in maniera significativa. Ormai non sarà più possibile accontentarsi di piccoli passi in avanti: servono progressi consistenti per evitare che il futuro delle nuove generazioni appaia cupo e incerto, prospettiva triste che però, al momento, sembra complicato scacciare dai pensieri degli italiani. L’Istat ha nuovamente aggiornato le statistiche, ritoccando al rialzo quelle relative ai ragazzi appartenenti alla fascia di età compresa tra i 15 e i 24 anni privi di un lavoro: ad agosto, l’esercito dei disoccupati ha arruolato tra le proprie fila il 44,2% del totale, facendo registrare uno 0,1% in più rispetto al mese precedente e un inquietante 3,6% in più sull’anno.

La disoccupazione è però un problema molto più ampio, che non investe in maniera pesante solo una ristretta categoria di cittadini: presso tutte le fasce d’età si registrano disagi e difficoltà di vasta portata. Altro dato che fa riflettere, ad esempio, è come la ricerca affannosa e obbligata di un lavoro spinga anche soggetti altamente qualificati ad accettare lavori con mansioni molto diverse da quelle riconducibili alle proprie competenze ed abilità. Tale fenomeno, largamente diffuso in tutto il Paese e diventato quasi “normale”, si può riscontrare anche nell’ambito delle domande per l’inclusione nelle graduatorie di terza fascia del personale Ata, con moltissimi studenti che hanno ammesso senza problemi di esser disposti a lavorare nella scuola anche con mansioni molto differenti rispetto a quelle previste dalla laurea conseguita, e per le quali si è scelto un determinato percorso accademico e formativo.

“Il problema della disoccupazione, oltre a rappresentare un dramma per i suoi effetti immediati- sostiene Denis Nesci- porta con sé altre conseguenze importanti, come appunto il fatto che moltissime persone non hanno alcuna possibilità di svolgere quei lavori per i quali hanno studiato e per cui si sono preparati per anni e anni. Ciò rappresenta un problema serio per tutti –conclude il Presidente Epas- poiché penalizza il singolo individuo, che non ha modo di sentirsi pienamente soddisfatto e realizzato a livello professionale, ma penalizza fortemente anche l’intera collettività, perché la priva di una risorsa preziosa che avrebbe sicuramente potuto apportare un contributo significativo con la propria preparazione, il proprio entusiasmo e la propria professionalità”.

 


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