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Torna indietro    da "REDAZIONE EPAS" del 11/11/2014

I COSTI INSOSTENIBILI DELLA BUROCRAZIA
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Esiste un nemico subdolo e sottovalutato per l’economia del nostro Paese, un fattore che spesso viene citato ma che continua a provocare danni senza che nei suoi confronti si riesca davvero ad agire in maniera energica ed efficace: si tratta della burocrazia. Il rapporto presentato nel corso dell’incontro sulla semplificazione tra il Ministro della Pubblica Amministrazione e il Presidente della CNA, la Confederazione Nazionale dell’Artigianato e delle Piccole e Medie Imprese, ha illustrato i devastanti effetti economici arrecati da un sistema ancora farraginoso e, per l’appunto, vittima della burocrazia.

“La portata dei danni creati dagli intoppi burocratici –afferma Denis Nesci, Presidente Nazionale del Patronato Epas- forse sfugge ai più. Le lungaggini, la lentezza e la scarsa propensione a risolvere i problemi di varia natura che si verificano quotidianamente nelle diverse attività imprenditoriali, rappresentano un handicap pesantissimo per la crescita e la ripresa economica di migliaia di aziende. Occorre intervenire in maniera significativa –continua Nesci- per snellire procedure e dinamiche troppo complesse, che hanno il solo effetto di rallentare e complicare il lavoro delle Pmi senza aggiungere nulla dal punto di vista dell’effettivo rispetto delle regole”.

Il quadro che emerge dal rapporto CNA è allarmante: 4 milioni e mezzo di piccole e medie imprese perdono un euro ogni 10 minuto, cioè 6 euro all’ora e quindi 48 euro per ogni giornata lavorativa, a causa di intoppi burocratici: significa che la perdita annua è pari a 11mila euro, per cui le Pmi in Italia pagano nel complesso il prezzo di 5 miliardi di euro ogni anno per via di una cattiva amministrazione. Il danno economico è poi accompagnato dallo scarso livello di informatizzazione della Pubblica Amministrazione, definito inadeguato dal 53% delle imprese: basti pensare che solo un’impresa su tre riesce a sbrigare per via telematica più della metà delle pratiche.

I dati comunicati diventano ancora più preoccupanti se si procede all’impietoso confronto col resto del mondo: da questa operazione si deduce che in particolare il Fisco rappresenta una nota dolente per il nostro Paese, visto che l’Italia col suo 141° posto sul piano delle tasse e delle imposte, si colloca tra gli Stati considerati inospitali riguardo alle regole fiscali. Eccezion fatta per il Giappone (330 ore annue) poi, nessuna grande economia perde annualmente il numero di ore che perdiamo noi per il pagamento delle tasse: le nostre imprese dedicano infatti a tale attività ben 269 ore all’anno. Tra i Paesi in cui è più facile fare impresa ci classifichiamo ad un poco onorevole 56° posto, sopravanzati dalle principali economie europee, nonché da Giappone e Stati Uniti; cattive notizie anche per quel che concerne l’efficienza della giurisprudenza, che ci vede alla posizione numero 146 per quel che riguarda i tempi necessari per fare rispettare le esecuzioni dei contratti, e per l’ottenimento delle licenze, dove ci piazziamo alla posizione 116.

“In un momento come quello attuale –evidenzia il Presidente Nazionale del Patronato Epas- è necessario che il fattore dell’efficienza sia assolutamente valorizzato: per fare ciò però –conclude Denis Nesci- è più che mai obbligatorio intervenire in maniera davvero importante sui problemi che limitano la crescita, lo sviluppo e la ripresa, in primis quindi sulle difficoltà legate alle burocrazia”.

 


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