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Torna indietro    da "REDAZIONE EPAS" del 21/11/2014

IL FUTURO DELLE PENSIONI, FRA INCERTEZZE E PROPOSTE
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“Il sistema pensionistico continua a vivere di rinvii e incertezze –afferma il Presidente Nazionale del Patronato Epas, Denis Nesci- lasciando numerosi dubbi nella testa di migliaia e migliaia di cittadini, in teoria prossimi alla pensione, a cui ancora non è dato sapere con esattezza quale sia la loro situazione in merito. In particolare –prosegue Nesci- vige ancora fra i lavoratori la paura di nuove e poco gradevoli sorprese riguardo ad ulteriori slittamenti dell’età pensionabile o a importi degli assegni pensionistici sempre meno in linea con il costo della vita”.

Le parole del Presidente Nazionale del Patronato Epas inquadrano in maniere abbastanza chiara la situazione poco felice che caratterizza ormai da qualche anno il mondo della previdenza. Le numerose riforme intervenute negli ultimi tempi, infatti, hanno notevolmente complicato la situazione di coloro che hanno visto allontanarsi, un po’ alla volta, l’acquisizione di un diritto che reputavano pressoché indiscutibile. Ancora adesso vengono invocati da tutte le parti provvedimenti in grado di dare maggiore ordine ed equità al mondo del lavoro e delle pensioni, ma il quadro generale appare ancora tutt’altro che agevole da riorganizzare.

Il commissario straordinario dell’Inps, nonché possibile futuro presidente, ha annunciato la ripresa del dibattito riconducibile alla tanto discussa riforma Fornero del 2011, chiarendo però che nella prossima Legge di Stabilità non ci sarà posto per rivoluzioni in tal senso: probabili novità verranno prese concretamente in esame solo dal prossimo anno. Il problema principale è sempre lo stesso, ossia le risorse disponibili e la conseguente copertura finanziaria per eventuali modifiche alle norme attualmente in vigore. 

Tra la possibili soluzioni in ballo c’è il prestito previdenziale, ossia la possibilità concessa al lavoratore di andare in pensione qualche anno prima del raggiungimento dei requisiti previsti, con il datore di lavoro che continua a versare i contributi: il pensionato, da parte sua, provvederà alla scadenza a restituire gli emolumenti percepiti prima del termine, mediante piccole trattenute mensili. Altra strada possibile è quella della flessibilità massima: tenendo come riferimento l’uscita dal lavoro a 66 anni di età, verrebbe lasciata la possibilità al lavoratore di andare in pensione tra i 62 e i 70 anni, accettando decurtazioni del 2% per ogni anno di anticipo o facendo sì che benefici di un incremento dell’assegno in caso di uscita posticipata dal lavoro. Un’altra possibile soluzione è quella di calcolare l’importo pensionistico per chi sceglie di andare in pensione prima mediante il sistema contributivo, così come accade per le lavoratrici (ancora per poche settimane).

“Speriamo che presto si giunga ad uno spettro di soluzioni il più possibile chiare ed eque –afferma Denis Nesci- e che si provveda al più presto a porre fine alle continue penalizzazioni ai danni dei pensionati. Dopo anni di sacrifici –continua il Presidente Epas- è ormai ora che chi ha lavorato per tutta una vita possa accedere al momento della pensione senza ulteriori preoccupazioni”.

 


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