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Torna indietro    da "REDAZIONE EPAS" del 23/01/2015

FORMAZIONE-LAVORO, UN LEGAME CHE VA RAFFORZATO
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“Molto spesso nel rapporto tra formazione e mondo del lavoro è indicata una delle maggiori debolezze del sistema economico e occupazionale del nostro Paese –sostiene Denis Nesci, Presidente Nazionale del Patronato Epas- per cui, fermo restando il persistere di altre numerose criticità, è quanto mai opportuno rivedere l’intero sistema di funzionamento dell’asse scuola-università-lavoro per ottimizzare le grandissime risorse umane di cui il Paese dispone –continua Nesci- e che troppo spesso trovano modo di esprimersi compiutamente all’estero, perché non trovano in Italia terreno fertile per essere adeguatamente valorizzate”.

Una delle sfide più importanti per il 2015, ma che di certo non potrà esaurirsi nel corso dell’anno da poco iniziato, riguarda la necessità di cambiare marcia al legame fra il mondo dell’istruzione tout court e quello delle imprese: ad oggi il filo che lega queste due realtà appare fragile se non, in molti casi, inesistente, penalizzando oltremisura la platea di studenti di tutta Italia che, terminati gli studi, faticano oltre ogni dire per ritagliarsi uno spazio nel complicato mondo aziendale, sia nelle vesti di dipendenti che in quelle di liberi professionisti. Ma le difficoltà riguardano molto spesso anche chi sceglie di cercare fortuna in un Paese straniero, poiché la formazione nostrana mostra spesso lacune che rendono ancora più complesso, per un giovane, riuscire a farsi valere in un mercato ormai globalizzato e in cui è necessario raggiungere standard molto elevati in termini di competitività.

Uno dei percorsi che il Governo sembra intenzionato a seguire è quello della centralità da assegnare all’istruzione tecnica e professionale, intervenendo al contempo sulla realtà dell’apprendistato mediante modifiche mirate, soprattutto sul versante della semplificazione e della minore onerosità per le aziende che ricorrono a tale soluzione, nonché per quanto riguarda il suo sviluppo a livello secondario e universitario. E come spesso accade negli ultimi tempi, il modello di riferimento è quello tedesco, rivelatosi particolarmente efficace come concreto strumento di preparazione e incentivo al lavoro. Del resto, i numeri parlano abbastanza chiaro nel raccontare una realtà profondamente diversa da quella che attualmente riguarda l’Italia: la disoccupazione giovanile, che da noi ha raggiunto il livello record del 43,9%, in Germania è ferma al 7,4%, mentre gli abbandoni scolastici si attestano nel Paese teutonico al 9,9% arrivando invece da noi al 17%. Inoltre, è fondamentale la capacità di portare i risultati della ricerca scientifica all’interno del sistema produttivo, nonché la scelta di investire nel settore Ricerca e Sviluppo (i 19,8 miliardi di euro utilizzati a tale scopo in Italia impallidiscono di fronte ai 77,8 miliardi impiegati da Berlino per i medesimi fini).

“Vedremo se progetti e buoni propositi riusciranno a convertirsi in misure non solo concrete, ma anche e soprattutto efficaci –aggiunge Denis Nesci- e se tali, auspicabili cambiamenti inizieranno a produrre effetti positivi in tempi relativamente brevi. Di sicuro attendiamo con vivo interesse un cambiamento di rotta che consenta al Paese di sfruttare al massimo il proprio enorme potenziale –conclude il Presidente Nazionale dell’Epas- e di restituire all’Italia un ruolo di primissimo piano nel mondo universitario, imprenditoriale, occupazionale e culturale”.

 


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