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Torna indietro    da "REDAZIONE EPAS" del 28/01/2015

LAVORO E INTEGRAZIONE AL CENTRO DELLA RIFORMA DELLA SCUOLA
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“Il processo di costruzione della società del domani –osserva il Presidente Nazionale del Patronato Epas, Denis Nesci- passa per forza di cose dalle fondamenta gettate oggi, e tali fondamenta hanno il nome preciso di istruzione, scuola, formazione, attenzione per le nuove generazioni. Solo se sapremo fornire ai più giovani tutti gli strumenti necessari –continua Nesci- potremo dire di aver contribuito in maniera importante alla crescita dei cittadini del futuro. Da questo punto di vista, ovviamente, un ruolo di primo piano spetta alla scuola, sia per quel che riguarda il sapere e le competenze messe a disposizione degli studenti, sia come luogo di aggregazione, confronto e integrazione”.

Tra le riforme annunciate per il 2015, particolare interesse suscita quella dedicata alla scuola, istituto che sembra aver smarrito negli ultimi anni la propria enorme forza propulsiva come elemento imprescindibile della società, luogo pressoché esclusivo di creazione, diffusione e sperimentazione di saperi, comportamenti, coscienza civica e premessa al lavoro. Tra riforme infelici, persistere del fenomeno drammatico della dispersione scolastica, costi divenuti spesso insostenibili per le famiglie e risultati poco lusinghieri in termini di competitività nel confronto con altri Paesi sul terreno minato del mercato del lavoro, per tacere di un uso distorto e superficiale delle nuove tecnologie da parte dei giovani, non adeguatamente indirizzati in tal senso dagli adulti, l’universo scolastico ha attraversato un periodo non certo felice in termini di popolarità e risultati, diventando un po’ la cartina di tornasole della crisi non solo economica, ma anche sociale e culturale che ha travolto il Paese.

Proprio al fine di rilanciare l’appeal e il ruolo della scuola si è deciso di intervenire in maniera robusta su una serie di aspetti importanti, affrontando problematiche di varia natura. La prima misura degna di nota sarà l’insegnamento dell’italiano agli alunni stranieri come seconda lingua: si tratta di una decisione di grande rilievo che ha come scopo quello di accelerare in maniera concreta i processi di integrazione, e che riguarderà una percentuale di alunni che si aggira attorno al 10% del totale. Per fare ciò, sarà necessario preparare una generazione di maestri e professori per l’insegnamento linguistico agli alunni stranieri. Tra le ipotesi al vaglio del Miur troviamo poi la possibile defiscalizzazione per aziende o privati che finanzieranno progetti o prenderanno alunni per degli stage; riconducibile all’avvicinamento al mondo occupazionale, e contestualmente alla difficile lotta contro la disoccupazione giovanile, è anche l’idea dell’alternanza scuola-lavoro, con 600 ore nell’ultimo triennio che i ragazzi dovranno trascorrere in qualche azienda, al fine di lavorare su competenze specifiche spendibili poi nell’attività lavorativa.

“La definizione di scuola come palestra di vita è assolutamente azzeccata e ricca di significati –dice il Presidente Nazionale del Patronato Epas- perché è proprio tra i banchi di scuola, sin dai primi anni di vita, che si insegna al bambino prima, e al giovane poi, cosa significhi stare in mezzo agli altri, impegnarsi, sacrificarsi, conoscere il mondo, avere delle inclinazioni e lottare per seguirle, realizzare le proprie ambizioni, misurarsi con le difficoltà della vita. Solo dedicando energie, risorse e impegno alla scuola –conclude Denis Nesci- potremo dare al nostro Paese un nuovo volto, più sereno e accogliente per tutti”.

 


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