“Sebbene ultimamente si siano registrati dati positivi riguardo alla crisi –dice Denis Nesci, Presidente Nazionale del Patronato Epas- e finalmente l’idea della crescita non sia più una semplice illusione, è indubbio che gli effetti devastanti della recessione siano ancora vivi e tangibili per la stragrande maggioranza della popolazione. Ed è ormai cosa risaputa che i giovani sono forse la categoria che più di ogni altra ha subito tale momento di enorme difficoltà –continua Nesci- con tanti ragazzi che hanno dovuto rivedere e ridimensionare progetti e ambizioni, a iniziare dalla possibilità di lasciare la casa dei propri genitori per provare a costruirsi un futuro più indipendente e autonomo”.

Che la crisi economica sia uno dei principali fenomeni non solo economici, ma anche sociologici del nostro tempo, è ormai chiaro a tutti: la recessione ha difatti rivoluzionato il modo di intendere l’avvenire dei cittadini italiani, sconvolgendo in particolare l’abitudine al continuo progresso a cui eravamo abituati da decenni e colpendo in particolar modo le nuove generazioni, costrette a misurarsi con difficoltà inimmaginabili fino a qualche anno fa. Oggi la realtà parla di una disoccupazione a livelli altissimi che incide sulla vita di milioni di persone e di famiglie, tanto da penalizzare in maniera pesante anche quei ragazzi che immaginavano di vivere le proprie esperienze e di costruirsi un avvenire ricco di soddisfazioni lasciando, in maniera quasi inevitabile, il nucleo familiare di origine: invece accade che proprio la famiglia originaria resti, per 2 giovani su 3, il posto in cui vivere. La percentuale di under 35 che in Italia vive ancora con i genitori è a dir poco impressionante, poiché sfiora il 66%, che in numeri assoluti significa più di 7 milioni di ragazzi. 

I numeri raccolti e diffusi da Eurostat si riferiscono al 2013, ma è ragionevole pensare che ancora oggi la situazione non sia molto diversa: se tali cifre fanno già di per sé sensazione, è indubbio che facciano ancora più riflettere se confrontati con quelli di altri Paesi Europei. In Germania, ad esempio, la percentuale di under 35 ancora in casa con i genitori è pari al 42,3%; chi pensa che tale percentuale sia bassa e legata ad uno status economico generale sicuramente diverso rispetto a quello italiano si sbaglia, poiché la percentuale cala vistosamente se applicata alla Francia o all’Inghilterra, dove si attesta al 34,2%. Come spesso accade, sembrano quasi su un altro Pianeta Paesi come la Danimarca, dove solo il 15,8% degli under 35 vive ancora presso la famiglia d’origine.

“Dietro a questi numeri –è la constatazione di Denis Nesci- esistono sicuramente molteplici fattori che si influenzano a vicenda. Di sicuro, bollare come bamboccioni i giovani e addossare alle nuove generazioni ogni responsabilità per questi numeri sarebbe fuorviante e ingiusto. Molti ragazzi vorrebbero misurarsi concretamente con tutte le difficoltà del mondo del lavoro, vorrebbero costruirsi un futuro diverso, autonomo e indipendente, ma in molti casi, purtroppo, non possono farlo. Occorre più che mai –conclude il Presidente Nazionale del Patronato Epas- intervenire in maniera massiccia ed efficace su tale realtà, investire sui giovani e incoraggiarli a inseguire e realizzare i propri sogni e le proprie ambizioni, per il bene di tutto il Paese”.