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Torna indietro    da "REDAZIONE EPAS" del 10/03/2015

OPZIONE DONNA, UN NODO DA SCIOGLIERE IN MATERIA PENSIONISTICA
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“In questi giorni di frenetica attività istituzionale per cercare di far ripartire l’occupazione –dice Denis Nesci, Presidente Nazionale del Patronato Epas- sarebbe bene non dimenticare un’altra categoria di cittadini molto numerosa e interessata da innumerevoli cambiamenti negli ultimi anni: mi riferisco ai pensionati. La straordinaria urgenza che caratterizza gli interventi in ambito lavorativo è indiscutibile e, anzi, ci auguriamo che in tal senso gli sforzi del Governo e del Parlamento possano portare a risultati soddisfacenti. Ad ogni modo però –continua Nesci- sarebbe un errore enorme trascurare chi si avvicina al momento della pensione”.

Negli ultimi anni le riforme in ambito previdenziale e pensionistico si sono susseguite senza soluzione di continuità, travolgendo certezze e diritti che apparivano inattaccabili e che invece sono stati messi in discussione, ridisegnati e trasformati in maniera significativa. Tra finestre mobili (poi abolite), eliminazione del concetto di pensione di anzianità e delle relative quote da maturare, progressivo e costante allontanamento del momento della pensione per la stragrande maggioranza dei lavoratori, adeguamento dell’età pensionabile alle speranze di vita della popolazione, la rivoluzione in atto ha sicuramente disorientato, spaventato e, in molte occasioni, riservato amare sorprese a chi si è visto improvvisamente privare di un traguardo che sembrava a portata di mano. 

Ad oggi la possibilità di accedere al trattamento pensionistico è riconducibile al raggiungimento dei requisiti di vecchiaia oppure al ricorso alla cosiddetta pensione anticipata (che comporta però il rischio di incorrere in penalizzazioni sull’importo dell’assegno). Di recente però è tornato al centro dei discorsi in materia di pensione la famigerata opzione donna: si tratta cioè della possibilità, riservata alle lavoratrici, di accedere al trattamento pensionistico al raggiungimento di 57 anni di età (58 per le lavoratrici autonome) e di 35 anni di contributi. Tale possibilità, introdotta in via sperimentale dalla Legge n. 243 del 23 agosto 2004, aveva come presupposto il fatto che la lavoratrice optasse per la liquidazione della pensione calcolata interamente col meno vantaggioso sistema contributivo. In sostanza, si lascia alle lavoratrici la scelta di andare prima in pensione beneficiando di un assegno meno sostanzioso. Poiché per tale opzione era stata mantenuta la logica delle finestre mobili, secondo cui la pensione andava liquidata un anno dopo la maturazione del requisito, si è posto un problema di carattere operativo: le domande andavano accettate fino al 2014 (con conseguente liquidazione nel 2015) oppure è possibile usufruire di tale soluzione, con relativa presentazione delle domande, anche per tutto il 2015? Sul tema, l’Inps è attualmente in attesa di una risposta da parte del Governo.

“La necessità di fare chiarezza in ambito pensionistico –dice ancora il Presidente Nazionale del Patronato Epas- non deve passare in secondo piano: la tutela della categoria dei pensionati, come sappiamo bene noi che ci occupiamo di assistenza previdenziale, deve sempre essere un caposaldo irrinunciabile per la tutela dei cittadini. La questione dell’opzione donna –conclude Nesci- arriverà sicuramente presto ad una definizione precisa, ma deve servire anche da monito affinché l’attenzione sui temi previdenziali non venga mai messa da parte, perché rappresenta una voce indispensabile nel complesso sistema della tutela dei diritti”.

 


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