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Torna indietro    da "REDAZIONE EPAS" del 19/03/2015

NECESSARIO EDUCARE I PIÙ GIOVANI AD UN USO APPROPRIATO DELLA TV E DELLA RETE
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“Un Paese moderno, all’avanguardia, è oggi necessariamente un Paese tecnologicamente avanzato –afferma il Presidente Nazionale del Patronato Epas, Denis Nesci- come dimostrano i livelli di alfabetizzazione informatica costantemente in crescita della popolazione mondiale, specialmente delle economie più forti. Contestualmente al dato generale, cresce anche la percentuale di giovani sempre più a proprio agio con tutte le novità legate allo sviluppo dei mezzi di comunicazione: e proprio su questo punto sarebbe opportuna, a nostro avviso, una riflessione. Molto spesso infatti anche i bambini –prosegue Nesci- accedono alla rete o gestiscono in maniera autonoma il proprio rapporto con la televisione e con gli altri media: si tratta cioè di soggetti fragile e sprovvisti di quegli strumenti di difesa che è necessario opporre davanti a contenuti non adatti a fruitori di tutte le età”.

L’allarme relativo alla sovraesposizione ai media da parte dei più giovani è un’annosa questione che va avanti da diversi anni, ma che ha conosciuto un’impennata decisiva con il boom di internet, dei social network e degli innumerevoli strumenti tecnologici comparsi di recente, e che sembrano susseguirsi senza soluzione di continuità col loro carico di giochi, chat, applicazioni e via di questo passo. Quando però, come dicevamo, ad approcciarsi a tali novità sono i bambini, è chiaro che il rischio di un utilizzo non appropriato, o addirittura pericoloso, è dietro l’angolo: da qui la necessità di intervenire per imporre ai più piccoli dei limiti sul tipo di utilizzo, nonché sul tempo da dedicare a determinate attività.

Proprio in questi giorni una ricerca del Censis ha messo in evidenza l’attualità del problema, concentrandosi in particolare sulla situazione nel Lazio. La questione però va sicuramente oltre i confini di una sola regione e investe l’intero territorio nazionale: con i genitori impegnati al lavoro, e con l’impossibilità di occuparsi di bambini e adolescenti in maniera adeguata, accade che i figli si trovino spesso in condizione di poter accedere del tutto indisturbati ai programmi televisivi, compresi quelli non adatti alla loro età, oppure di navigare senza apparenti preoccupazioni in rete, accedendo a siti di ogni genere, spesso del tutto inappropriati: sono tanti i genitori che ammettono di non essere a conoscenza dei siti visitati dai propri figli, mentre altri hanno notato come sia facile per i bambini finire su siti porno o di gioco d’azzardo. Alla luce di queste considerazioni, acquista sempre più rilevanza la necessità di applicare in maniera scrupolosa il concetto di Media education, ossia dell’educazione all’uso critico e intelligente dei mezzi di comunicazione, concetto da indirizzare ai più giovani ma anche ai loro genitori.

“I drammi sociali che hanno investito il Paese negli ultimi anni sono quasi sempre legati alla disoccupazione e alle difficoltà anche in prospettiva per le nuove generazioni –dice Denis Nesci- e proprio gli aspetti legati alle difficoltà economiche e occupazionali hanno finito, inevitabilmente, per monopolizzare spesso l’attenzione generale. Il futuro delle nuove generazioni però passa per forza di cose anche dal modo in cui si dedicano le giuste attenzioni ai più piccoli –conclude Nesci- ed è una responsabilità enorme ed ineludibile quella che grava su tutta la società: noi adulti abbiamo il dovere di guidare, assistere e sostenere la crescita dei più giovani, sia mediante l’esempio fornito dai genitori, sia con il lavoro delle istituzioni, dalla scuola allo Stato. Occorre sicuramente fare di più per far sì che l’utilizzo di internet, dei social network, della televisione e di ogni altro strumento del genere sia effettuato nel modo giusto, intervenendo laddove si verifichino fenomeni che, se sottovalutati, potrebbero avere effetti anche pesanti”.

 


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