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Torna indietro    da "REDAZIONE EPAS" del 24/03/2015

ETÀ PENSIONABILE, NUOVI AUMENTI NEL 2016
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“Le questioni relative alle pensioni, alla sostenibilità del sistema previdenziale, all’età utile per maturare i requisiti di legge previsti, al più vasto tema dell’equità sociale e dell’attenzione alle esigenze di cittadini appartenenti alle categorie più deboli –sostiene il Presidente Nazionale del Patronato Epas, Denis Nesci- continuano a tenere banco e ad originare discussioni, polemiche, incertezze e malcontento. Purtroppo però la strada intrapresa in ambito pensionistico –continua Nesci- è ormai tracciata e tornare indietro per ripristinare le vecchie norme non è più possibile, perché i costi per mantenere il meccanismo in vigore negli anni passati sarebbero insostenibili. Ciò che possiamo fare è sicuramente collaborare per mettere in piedi un sistema che elimini sprechi e privilegi, ancora purtroppo esistenti, e che si basi su un funzionamento equo e degno di uno Stato che vuole essere all’avanguardia nel campo del Welfare”.

Arriva un altro cambiamento per quel che concerne i requisiti pensionistici e, secondo il trend ormai consolidato da qualche anno, si tratta anche questa volta di uno spostamento in avanti dell’età pensionabile. La modifica in questione avrà luogo da gennaio 2016 e si inserisce nel complesso calcolo dell’aumento delle speranze di vita della popolazione che, fatalmente, comporta una posticipazione generale del momento in cui accedere al trattamento pensionistico: a fare chiarezza arriva anche la Circolare Inps n. 63 del 20 marzo 2015, avente appunto per oggetto il “Decreto del Ministero dell’Economia e delle Finanze del 16 dicembre 2014 - Adeguamento dei requisiti di accesso al pensionamento agli incrementi della speranza di vita” e che indica nel sommario che “Dal 1° gennaio 2016 si applicano i nuovi requisiti di accesso ai trattamenti pensionistici adeguati agli incrementi alla speranza di vita”, in linea con quanto previsto dal sopra citato Decreto.

In sostanza, dunque, la pensione di vecchiaia per i lavoratori uomini, sia del settore privato  (compresi gli autonomi) che di quello pubblico, dal gennaio 2016 arriverà solo all’età di 66 anni e 7 mesi (quattro mesi in più rispetto ai criteri utili fino al 31 dicembre 2015), fermo restando l’obbligo di aver maturato almeno 20 anni di contributi; anche per le lavoratrici del settore pubblico il traguardo pensionistico è fissato al raggiungimento di un’età anagrafica di 66 anni e 7 mesi, con almeno 20 anni di contributi. Discorso a parte per le lavoratrici del settore privato, che fino al 31 dicembre 2015 potranno accedere al trattamento pensionistico con 63 anni e 9 mesi di età, ma che vedranno bruscamente alzarsi tale requisito nel 2016, quando occorreranno 65 anni e 7 mesi, oltre ai soliti 20 anni di contributi come minimo. Una possibilità per tutti di andare prima in pensione è il ricorso alla pensione anticipata, che nel 2016 consentirà agli uomini di abbandonare il servizio con 42 anni e 10 mesi di contributi versati, mentre per le donne basterà 1 anno di contributi in meno: anche in questo caso, nel 2016 occorreranno 4 mesi in più rispetto al requisito previsto fino al 31 dicembre 2015.

“Non è facile per i lavoratori prossimi alla pensione vedere un traguardo del genere costantemente spostato in avanti –dice Denis Nesci- ma purtroppo il sistema attuale prevede questo tipo di funzionamento. La speranza è che il mondo previdenziale possa trovare nuovamente un suo equilibrio certo e che i diritti fondamentali dei cittadini legati a tale ambito, come quello della pensione –conclude il Presidente Nazionale del Patronato Epas- non subiscano alcun pregiudizio”.


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