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Torna indietro    da "REDAZIONE EPAS" del 13/04/2015

NUOVE RISORSE PER LE FASCE DEBOLI
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L’annuncio del Governo in merito alla destinazione del tesoretto da 1,6 miliardi di euro è senza dubbio un’azione che va nella giusta direzione, ridare alle fasce più deboli un contributo fondamentale per far ripartire l’economia, inoltre”- dichiara il Presidente Nazionale del Patronato EPAS, Denis Nesci-  “sono speranzoso che questa volta oltre ai lavoratori dipendenti che non sono stati inclusi nel bonus di 80 euro, vengano inclusi anche  i pensionati, soprattutto coloro i quali percepiscono la pensione minima, diventati ormai i nuovi poveri italiani”.

L’intervento del Presidente del Consiglio Renzi in merito alla destinazione delle risorse ottenute grazie alla preannunciata ripresa, i cui effetti, finora, non sono stati  tanto visibili, fa sperare le fasce più povere della società che continuano a faticare per arrivare a fine mese.

Le ipotesi al vaglio sono tre: il bonus destinato per coloro i quali non sono rientrati nel “bonus di 80 euro”; l’estensione del Sostegno per l’inclusione attiva (SIA); il finanziamento alla Naspi.

Qualora passasse la prima opzione, dovranno essere indicati i destinatari, nel caso in cui fossero inclusi i lavoratori dipendenti con un reddito annuo inferiore a 8.000 euro, i lavoratori autonomi con un reddito inferiore a 4.800 euro e i pensionati con un reddito inferiore a 7.750 euro annui, allora tutti questi soggetti percepirebbero mensilmente 20 euro circa nel periodo compreso tra maggio e dicembre; se si decidesse di includere i lavoratori dipendenti e pensionati, il bonus si innalzerebbe a 29 euro al mese; terza e ultima ipotesi solo i lavoratori dipendi, in quest’ultimo caso il contributo mensile si aggirerebbe intorno ai 52 euro.

Altra opzione, oggetto di valutazione, è l’estensione del SIA che altro non è che l’evoluzione della social card, partita in via sperimentale nel Sud Italia, la quale permette ai cittadini in difficoltà di poter acquistare beni e servizi inclusi all’interno di un paniere, questo aiuto sociale costa allo Stato annualmente 7-8 miliardi di euro.   

Ultimo punto riguarda un’integrazione alle risorse che molto probabilmente potrebbero risultare insufficienti per finanziare la Naspi che, a partire da maggio, sostituirà i vecchi indennizzi di disoccupazione.

Le risorse a disposizione quando si tratta di effettuare questo tipo di interventi non sono mai abbastanza,  - prosegue il Presidente Nesci – ma è pur vero che, in tutti e tre i casi, si cercherà di dare un po’ di respiro a chi purtroppo vive in una condizione svantaggiata, una fetta di popolazione che negli ultimi anni è cresciuta a dismisura, una popolazione che ha bisogno solo di una nuova spinta per ricominciare a rialzarsi”.


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