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Un’indagine pubblicata oggi dal quotidiano “Repubblica” registra una percezione ancora molto forte della crisi economica. Un dato allarmante perché, al netto delle effettive condizioni economiche, l’assenza di fiducia nel futuro comporta, chiaramente, un drastico calo nei consumi. Andiamo nel dettaglio. Ciò che registra l’analisi Demos-Coop dello scorso aprile è uno scivolamento verso il basso della società italiana. Non lo indica solo l’andamento dei redditi o quello del mercato del lavoro, ma è proprio la percezione stessa dei cittadini a subire un evidente declino. Il cosiddetto ceto medio, interrogato nell’indagine, sente sempre più questo scivolamento verso il basso, verso la classe operaia o popolare. Quella che era la “classe sociale” che negli anni novanta rappresentava in maniera significativa la maggioranza del Paese, oggi sembra assottigliarsi. Alla domanda “in che fascia sociale si colloca?”, ben il 52% degli intervistati ha scelto i “ceti popolari” , mentre il 42% si sente “ceto medio”. Una significativa inversione di tendenza rispetto al 2006 quando il rapporto era al contrario: il 53% si definiva “ceto medio” ed il 40% “classe operaia”. E questa tendenza ha colpito tutti i settori. Anche nel lavoro autonomo, seppur prevale la classificazione all’interno del ceto medio, il divario è notevolmente diminuito. Questa percezione negativa è ancora più elevata nelle donne e , in particolare, nelle casalinghe. Quello che già dimostrano gli indici economici e sociali è maggiormente evidente nella percezione della popolazione. Tutto ciò è segno che, nonostante ci vengano quotidianamente proposti messaggi positivi sull’uscita dalla crisi e sull’occupazione, i cittadini sono ben lontani dal percepire questa positività e dall’interpretarla con comportamenti conseguenti. “Ci siamo soffermati con attenzione su questi dati – ha commentato Denis Nesci, Presidente Nazionale del Patronato Epas – perché sono, a parer nostro, un campanello d’ allarme significativo che dimostra come sia ancora lontana l’uscita dalla crisi. Lo scoramento e le difficoltà della popolazione le tocchiamo con mano ogni giorno con il nostro lavoro. Servono urgenti misure concrete che riaccendano la speranza, primo motore della ripresa del Paese. Senza un ritorno ad una percezione positiva, e di conseguenza senza una ripresa dei consumi, l’Italia resterà impantanata e difficilmente - conclude Nesci – uscirà dalle secche”.