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“I dati diffusi relativi all’incremento delle start up a partire dal primo trimestre di quest’anno sono sicuramente un buon inizio, soprattutto perché molte delle persone che stanno investendo in questi progetti sono giovani under 35; – afferma soddisfatto Denis Nesci, Presidente Nazionale dell’Epas – bisogna continuare affinché sempre più giovani possano intraprendere un percorso di crescita professionale, mettendo a frutto le idee che possono diventare il loro impiego per la vita”.
Dalla ricerca condotta dalle Camere di Commercio d’Italia, ammonta a circa 3.700 il numero di start up innovative iscritte alla sezione speciale del Registro delle imprese, un dato aggiornato a marzo di quest’anno che segna un aumento del 16,7% rispetto alla fine di dicembre. Una nuova frontiera, quella delle start up, che negli ultimi anni ha avuto un incremento continuo, merito delle modifiche a livello normativo che hanno contributo alla loro nascita ed evoluzione: delle 30 istituite nel 2009, si è passati a 176 nel 2010, 307 nel 2011, 511 nel 2012, 949 nel 2013 e 1.464 nel 2014.
Secondo quanto si apprende dall’indagine, le start up a prevalenza femminile rappresentano circa il 12,9% del totale, un aspetto che non deve essere trascurato alla luce dei tassi di disoccupazione e di inattività che, tra le donne, continuano a rappresentare un valore troppo elevato.
Un dato positivo è quello relativo ai giovani under 35 che hanno avviato una start up, i quali ammontano al 23,7% del totale, una buona percentuale, segno che i ragazzi italiani hanno idee innovative e originali che riescono a realizzare anche nel nostro Paese.
Vale inoltre la pena sottolineare un aspetto molto importante, la maggior parte delle start up è impegnata principalmente nei servizi alle imprese, in particolare nella produzione di software e consulenza informatica e attività dei servizi d’informazione, il 18,2% opera nei settori fabbricazione di computer e prodotti elettronici e ottici, solo il 4,1% nel commercio.
“È molto importante capire le peculiarità del territorio in cui si decide di avviare una start up e soprattutto il mercato a cui è destinato – continua il Presidente Nesci – in particolare al Sud, dove il tasso di disoccupazione è alto, bisognerebbe investire in un settore strategico come le energie rinnovabili, sfruttando appieno le risorse disponibili”.