“Siamo molto contenti nel constatare che nell’ultimo trimestre si sono riscontrati segnali positivi per quanto riguarda l’occupazione – afferma Denis Nesci, Presidente Nazionale dell’EPAS – finalmente crescono gli occupati e, se sia merito del jobs act o di qualsiasi altra forma di incentivazione, resta comunque un dato positivo soprattutto per i ragazzi in cerca di occupazione”.  

Cresce l’occupazione e con esso diminuisce il clima di incertezza e negatività dei cittadini avvertito nell’ultimo periodo, perché, fino a prova contraria, il lavoro è da sempre uno dei banchi di prova più importanti su cui si decide il destino di ogni governo. Gli ultimi dati pubblicati fanno tirare un sospiro di sollievo, non solo perché si è assistito ad una diminuzione dell’occupazione ad agosto, ma anche perché l’andamento positivo registrato nel  trimestre giugno-agosto apre forse lo spiraglio per un nuovo corso. Secondo l’ultimo rapporto presentato dall’Istat, ad agosto il tasso di disoccupazione si è attestato all'11,9%, in calo per il secondo mese consecutivo e questa già è una buona notizia, un aspetto però che diventa quanto mai significativo se si analizza l’andamento registrato negli ultimi dodici mesi:  la disoccupazione diminuisce del 5,0%, in termini assoluti si parla di circa 162 mila persone in meno in cerca di lavoro. La disoccupazione che era quasi al 14% all'inizio dell'azione del Governo, adesso è sotto il 12%.

Con particolare riferimento alla componente giovanile, il tasso di disoccupazione dei 15-24enni, cioè la quota di giovani disoccupati sul totale di quelli attivi, è pari al 40,7%, naturalmente dal calcolo del tasso di disoccupazione sono esclusi i giovani inattivi, cioè coloro che non sono occupati e non cercano lavoro che, nella maggior parte dei casi, sono i giovani studenti.

Ad agosto il tasso di disoccupazione giovanile dell’area euro è stato del 22,3%, in particolare i livelli più bassi di disoccupazione giovanile sono stati osservati in Germania (7%), in Austria (10,8%), nei Paesi Bassi (11,2%), in Danimarca (11,4%) e in Estonia (11,5% a luglio 2015),  I più alti sono stati registrati in Spagna (48,8%), in Grecia (48,3% a giugno 2015), in Croazia (43,5% nel secondo trimestre 2015) e in Italia (40,7).