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È diventata obbligatoria la procedura telematica per la comunicazione delle dimissioni volontarie e della risoluzione consensuale del rapporto di lavoro da parte del lavoratore. Il modulo da utilizzare, le regole per la compilazione, nonché la trasmissione al datore di lavoro e alla Direzione Territoriale del Lavoro, sono state stabilite dal Decreto Ministeriale 15 dicembre 2015, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 7/2016, in attuazione del Jobs Act.
Va però precisato che, la nuova procedura non si applica tutti i lavoratori, ma solo ai subordinati del settore privato con alcune eccezioni, che riguardano: i lavoratori del settore marittimo e del pubblico impiego; i lavoratori che recedono durante il periodo di prova; i lavoratori domestici; i casi di dimissioni o risoluzioni consensuali del rapporto di lavoro presentate dalla lavoratrice nel periodo di gravidanza o dalla lavoratrice/lavoratore durante i primi tre anni di vita del bambino, che dovranno ancora essere convalidate presso la Direzione del lavoro territorialmente competente.
In effetti, la normativa sui licenziamenti legittimi è stata elusa, per molti anni, attraverso il fenomeno delle dimissioni in bianco, anche se va ricordato che già la legge n.92 del 28 giugno 2012, nelle intenzioni del legislatore aveva voluto rimuovere le possibilità da parte delle aziende di violare le norme in materia di licenziamento, introducendo peraltro l’obbligo per il dipendente di confermare sia le dimissioni, che la risoluzione consensuale del rapporto attraverso diverse procedure.
Ora, con la nuova procedura, si è cercato di inasprire le regole sulle dimissioni, introducendo appunto la modalità telematica, pena l’inefficacia, delle dimissioni o della risoluzione consensuale. La procedura rischia però di generare confusione tra i cittadini che, allo stato attuale dovrebbero registrarsi sul sito dell’Inps, richiedere una password che, in parte, sarà spedita a casa per posta, compilare un modulo, entrare nel sito cliclavoro e, dopo aver inserito una serie di altri dati, inviare le proprie dimissioni al proprio datore di lavoro. Insomma, un procedimento veramente laborioso che non tutti sarebbero in grado di ultimare se non con il supporto di un patronato.
“È chiaro che l’intenzione del legislatore è cercare di attenuare il fenomeno delle dimissioni in bianco, una pratica utilizzata da alcuni datori di lavoro che facevano firmare alle lavoratrici o ai lavoratori le proprie dimissioni, è pur vero che, allo stato attuale - afferma il Presidente Nazionale EPAS, Denis Nesci – ci sono ancora molti problemi legati soprattutto al rilascio delle credenziali ai patronati da parte di cliclavoro, tale rallentamento rischia di creare notevoli difficoltà ai cittadini che non possono pertanto usufruire del servizio, rischiando anche di non poter presentare la richiesta entro i termini stabiliti.”