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“Dopo anni di blocco è stato siglato l’accordo per il rinnovo dei contratti del pubblico impiego- dichiara il Presidente Nazionale EPAS, Denis Nesci- varie sono state le fumate nere in questi anni, dovute alla mancanza di risorse necessarie. Questo-continua il Presidente, Nesci-ha acuito i dissapori, portato ad inevitabili critiche da più parti e creato delusioni tra i dipendenti pubblici”.
La partita del rinnovo contrattuale per circa 3,3 milioni di dipendenti pubblici, bloccato da ben 7 anni, è arrivata finalmente ad una svolta. Sulle trattative pesava lo spettro dell’equilibrio dei conti pubblici e della cosiddetta “non crescita”. In particolare, i dipendenti pubblici, anche se con alcune differenze tra i vari comparti, hanno perso dal 2008 una media di 2.500 euro lordi l'anno, pari a 150 euro netti al mese, circa 220-230 euro lordi.
L’impegno finanziario del Governo per tale rinnovo è di 5 miliardi per tre anni, in particolare per l’anno prossimo è di 850 milioni circa, con un incremento salariale di circa 85 euro medi mensili. Resta in bilico il nodo sul bonus degli 80 euro, poiché il rischio è che tale aumento contrattuale possa far decadere il bonus per lo sforamento del tetto del reddito necessario per mantenerlo. Sembra che l’intesa siglata impegni il Governo a quella che è stata definita “una verifica sugli effetti” che possa evitare inutili penalizzazioni.
Sono stati previsti incentivi per quei dipendenti che producono di più e che saranno più presenti a lavoro, infatti questo appare chiaro nella parte in cui si legge che “le parti si impegnano ad individuare, con cadenza annuale, criteri e indicatori al fine di misurare l’efficacia delle prestazioni delle amministrazioni e la loro produttività collettiva con misure contrattuali che incentivino più elevati tassi medi di presenza”.
“Il testo dell’intesa è sicuramente un passo avanti importante a favore dei lavoratori pubblici che chiedevano solo che venisse rispettato un loro diritto- aggiunge Denis Nesci, Presidente Nazionale del Patronato EPAS- ricordiamo che il congelamento del rinnovo era stato dichiarato illegittimo dalla Corte costituzionale, anche se con decorrenza dalla pubblicazione della sentenza.- conclude Nesci-Pertanto, era un atto dovuto da parte del Governo dopo anni di blocco di impegni non rispettati e di sacrifici imposti ai lavoratori”.