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Gli immigrati in Italia dal 2014 ad oggi superano i 5 milioni, aumento che sembra destinato a perdurare e che sottolinea come l’immigrazione rappresenti uno dei fenomeni caratterizzanti del mondo globalizzato.
Il nostro Paese risulta in una condizione di deficit demografico a causa del basso tasso di natalità e del numero di decessi i quali hanno prevalso sulle nascite, in questo scenario catastrofico sono gli stranieri che fanno registrare un aumento del tasso di densità demografica, facendo tirare un sospiro di sollievo.
Come già anticipato il numero di migranti in Italia è destinato ad aumentare, questo è quanto previsto dall’indagine effettuata dall’IDOS, Centro Studi e Ricerche, secondo la quale tra il 2011 e il 2065 assisteremo ad un incremento degli ingressi dall’estero di un numero pari a circa 10 milioni, passando dai 4,6 milioni nel 2011 a 14,1 milioni nel 2065.
Aumenterà inoltre l’età media della popolazione italiana passando dai 43,5 anni attuali ai 49,7 anni oltre all’incidenza degli ultra 65enni che passerà dal 20,3% al 32-33%, mentre diminuirà l’incidenza dei minori fino ai 14 anni dal 14% al 12,7%.
Tale incremento demografico si riscontra anche in ambito lavorativo dove gli occupati stranieri aumentano di anno in anno, solo nel 2015 hanno rappresentato il 10,5% del totale, anche se non in misura tale da ridimensionare notevolmente il numero di disoccupati stranieri pari a circa 450.000.
Per quanto riguarda la situazione attuale vale la pena evidenziare che 1 milione e 150 mila cittadini italiani sono di origine straniera e, se l’incremento di immigrati riscontrato nel 2014 e nel 2015 continuerà, a metà secolo si arriverà ad almeno 6 milioni di cittadini italiani residenti nel Paese di origine straniera che influiranno di oltre il 10% sul totale relativo alla densità demografica.
“I recenti dati relativi all’immigrazione confermano, qualora ce ne fosse bisogno, il ruolo fondamentale e il contributo apportato dagli immigrati al nostro Paese non solo in termini economici, ma anche demografici – afferma il Presidente Nazionale dell’Epas, Denis Nesci – un contributo che non trova però un riscontro nelle politiche di inclusione adottate dall’Italia che risulta ancora un passo indietro rispetto a molti Paesi europei, allo stato attuale – continua Nesci – bisognerebbe ampliare gli strumenti di inclusione, apportando allo stesso tempo delle migliorie alle politiche di accoglienza dei rifugiati”.