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Siamo di fronte ad una “tempesta perfetta” che sta insidiando il sistema pensionistico e quello della sanità. È la bassa natalità che sommata al costante allungamento dell’aspettativa di vita sta portando ad una crisi del sistema. Gli ultimi dati sulle nascite parlano chiaro. È vero, nei Paesi più industrializzati, la natalità è in caduta dalla fine degli anni Settanta, però nessuno dei Paesi europei oggi raggiunge ciò che gli esperti definiscono il “livello di sostituzione” ossia un numero adeguato di figli indispensabile che sostituisca in modo naturale la popolazione. Se si osservano gli ultimi dati disponibili, l’area più avanzata è quella scandinava, ormai da anni, visto le politiche attive per la famiglia che evidentemente funzionano. Lo stesso non si può dire di Paesi come la Germania, la Spagna e l’Italia, fanalino di coda, che infatti ha quasi dimezzato le nascite dagli anni settanta ad oggi, passando da 901.472 a 449 mila nascite, 9 mila in meno rispetto al 2017.
Ma quali sono i vari fattori che incidono sulla crisi delle nascite? Sicuramente le scelte personali come il desiderio di fare carriera prima di essere genitore, le relazioni affettive instabili, gli stili di vita cambiati nel tempo incidono e non poco. A questi si aggiungono concreti ostacoli della vita quotidiana ovvero la precarietà del lavoro, il reddito basso, la mancanza di strutture per l’infanzia, non adeguati congedi parentali, l’assenza di flessibilità negli orari di lavoro.
Nel nostro Paese, purtroppo, le politiche di sostegno alla natalità e di conciliazione vita-lavoro, non sono sicuramente adeguate né paragonabili a quelle dei Paesi scandinavi. È vero negli ultimi 5 anni sono state introdotte alcune misure che si aggiungono alla tradizionale tutela della maternità obbligatoria e del congedo parentale. Dal 2017 esiste il premio alla nascita di 800 euro, un contributo una tantum ed il buono nido che eroga un contributo di mille euro annui (1.500 euro dal 1° gennaio 2019) per la fruizione di un asilo nido pubblico o privato. Invece, una misura che aiutava molto le madri lavoratrici non è stato prorogato; si tratta del voucher per i servizi di baby-sitting che consentiva alle madri che rinunciano al congedo parentale di ottenere un voucher per il pagamento della baby-sitter o il pagamento diretto delle rette degli asili nido.
Se guardiamo alla situazione attuale del nostro Paese non possiamo non esser preoccupati, tutto questo significherà inevitabilmente invecchiamento della popolazione, aumento della spesa per la sanità e per le pensioni e un sicuro default del sistema economico. Si rende necessario pertanto utilizzare la complessiva spesa sociale anche su politiche di sostegno alla famiglia così da consentire a chi desidera avere figli, un aiuto concreto per conciliare la vita personale con quella lavorativa.